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Politica, mercati, guerre. Dove va il mondo nel 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2011 alle ore 07:58.
L'ultima modifica è del 05 gennaio 2011 alle ore 07:31.

A cosa andranno incontro le valute mondiali nel 2011? Dopo tre anni di grandi oscillazioni dei tassi di cambio, causate dalla crisi, vale la pena fare il punto della situazione sia sul fronte valute che sul sistema di cambio nel suo complesso. Scommetto che nel nuovo anno assisteremo a un mix di guerre, collassi e caos nel mondo valutario - anche se tutto ciò non si tradurrà nell'interruzione della ripresa economica, né tanto meno nella fine del mondo.

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Innanzitutto, dobbiamo riconoscere che il moderno sistema dei tassi di cambio fluttuanti, nel suo insieme, se l'è cavata piuttosto bene. Considerati i complessi fattori di rischio e la preferenza per politiche idiosincratiche, è particolarmente impegnativo intuire la logica che sta alla base delle ampie oscillazioni dei tassi di cambio. Ad esempio, anche se gli Stati Uniti erano il cuore della crisi finanziaria, il dollaro schizzò inizialmente verso l'alto. Tuttavia, malgrado il misterioso funzionamento dei tassi di cambio, il loro effetto ammortizzante è innegabile.

Il forte deprezzamento dell'euro dopo la crisi ha contribuito a sostenere le esportazioni tedesche, mantenendo così a galla l'Eurozona. Anche le valute dei mercati emergenti collassarono, persino in quei paesi con elevate riserve estere e con un debito relativamente basso. Da allora, la maggior parte delle divise dei mercati emergenti si sono riprese con forza. Col senno di poi, tali oscillazioni dei tassi di cambio rispecchiavano semplicemente l'iniziale collasso e la successiva ripresa negli scambi globali, ed erano tese a mitigare la recessione.

Per contro, la crisi finanziaria non fu certo una mossa pubblicitaria per espandere la libertà d'azione dei tassi di cambio fissi. I paesi periferici di Eurolandia, compresi Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, si trovarono inchiodati alla moneta comune, incapaci di essere competitivi attraverso una svalutazione dei tassi di cambio.

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Secondo il padre intellettuale dell'euro, Robert Mundell, della Columbia University, il numero ottimale di valute nel mondo doveva essere dispari, possibilmente inferiore a tre. È difficile capirne il perché oggi. Forse quando esisterà un solo governo mondiale, avrà senso un'unica moneta globale. In ogni caso, anche mettendo da parte i vantaggi equilibranti delle valute flessibili, la prospettiva di un'unica banca centrale, onnipotente, non è particolarmente allettante. Prova ne sono il vetriolo e l'isteria che hanno accompagnato la cosiddetta manovra di quantitative easing, attuata dalla Federal Reserve americana. Immaginate il panico che sarebbe dilagato nel mondo se l'oro, le materie prime e l'arte fossero stati gli unici mezzi a disposizione degli investitori per fuggire dal dollaro.

Il continuo successo del sistema dei tassi di cambio fluttuanti non implica comunque un morbido passaggio nel 2011. Tanto per iniziare, dobbiamo sicuramente aspettarci la prosecuzione delle cosiddette guerre valutarie, in cui i paesi fanno di tutto per non far apprezzare i propri tassi di cambio con rapidità, allo scopo di non frenare l'export. Probabilmente nel 2011 i governi asiatici "perderanno" in modo graduale la loro battaglia in questa guerra e consentiranno alle proprie valute di apprezzarsi, malgrado le pressioni inflazionistiche e le minacce di ritorsioni commerciali.

Per quanto riguarda il collasso valutario, il candidato più certo è l'euro. In un mondo ideale, l'Europa dovrebbe affrontare il suo eccessivo peso debitorio mediante la ristrutturazione dei debiti di Grecia, Irlanda e Portogallo, nonché dei debiti nazionali e bancari della Spagna. Al contempo, questi paesi riacquisterebbero competitività nelle esportazioni attraverso massicce riduzioni salariali.

Per il momento, tuttavia, i policymaker europei preferiscono mantenere alti i finanziamenti ponte verso la periferia, non volendo riconoscere che alla fine ai mercati privati servirà una soluzione più duratura e sostenibile. Per una moneta nessun fattore di rischio è più pericoloso del rifiuto da parte dei policymaker di affrontare le verità fiscali; fino a quando i politici europei si ostineranno su tale strada, l'euro resterà vulnerabile.

Il dollaro, d'altro canto, sembra essere una scommessa più sicura nel 2011. In primo luogo, il suo potere di acquisto si trova globalmente a un livello alquanto basso - a dire il vero, in una situazione senza precedenti, secondo il "broad dollar index" del tasso di cambio della Fed. Di conseguenza, ristabilire un normale equilibrio verso una "parità del potere di acquisto" dovrebbe garantire al dollaro un leggero slancio verso l'alto.

Naturalmente, secondo alcuni esperti, gli acquisti di massa relativi al debito americano attuati dalla Fed costituiscono un rischio persino maggiore della crisi di debito sovrano dell'Europa. È probabile. La maggior parte degli studiosi di politiche monetarie considerano però il quantitative easing una manovra perfetta in grado di tirare l'economia fuori dalla "trappola della liquidità" a interessi zero, e quindi di evitare lo scoppio di una deflazione prolungata, che inasprirebbe i debiti.

Quanto al renminbi cinese, la valuta è ancora sostenuta da un regime di cambio altamente politico. Alla fine, la rapida crescita della Cina si rifletterà in un significativo rialzo della sua valuta o dei prezzi domestici, o di entrambi i fattori. D'altra parte, nel 2011 l'equilibrio sarà probabilmente ristabilito attraverso l'inflazione.

In conclusione, il caos valutario sarà la scommessa più sicura, con ampie e imprevedibili oscillazioni nei tassi di cambio fluttuanti di tutto il mondo. A metà del primo decennio del 2000, secondo alcuni esperti, ci fu un breve periodo nel quale le valute erano diventate più stabili a fronte della "grande moderazione" intrapresa nell'attività macroeconomica. Ora nessuno ne parla. Il sistema dei tassi di cambio fluttuanti funziona sorprendentemente bene, ma la volatilità valutaria e l'imprevedibilità potrebbero essere una costante per tutto il 2011 e non solo.

(Traduzione di Simona Polverino)

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