Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2011 alle ore 08:54.

My24
Una caduta di stile che dice molto sulle incognite a MilanoUna caduta di stile che dice molto sulle incognite a Milano

Nella logica bipolare, cioè nello scontro uno contro uno, non devono stupire più di tanto i colpi bassi. Possono infastidire, ma fanno parte del gioco. L'America insegna, come sa chi segue anche in modo distratto le campagne elettorali per la presidenza. Tuttavia, un conto sono i colpi bassi e un altro le mosse un po' goffe che rischiano di ritorcersi contro chi le ha ideate. Magari perché indicano un certo grado di insicurezza nel candidato.


L'attacco premeditato di Letizia Moratti a Giuliano Pisapia, nel corso del dibattito di fronte alle telecamere di Sky Tg24, non è scandaloso in sé (persino nella furbizia ingenua di sfruttare l'ultimo secondo dell'ultimo intervento, quando l'interlocutore non aveva più diritto di replica). Il problema è che è stato mal costruito e mal condotto. Tanto è vero che il sindaco Moratti ha dovuto poi correggersi. Ha spiegato che era sua intenzione mostrare ai milanesi che «Pisapia non è un moderato» e che nel suo lontano passato ci sono frequentazioni con ambienti estremisti.


Questo ovviamente è del tutto legittimo, benché non sia un mistero, dal momento che Pisapia è stato presentato dal partito di Vendola. Tuttavia nel dibattito il sindaco, anzichè accusare il suo avversario di massimalismo, lo aveva colpito sotto la cintura con un argomento tanto ambiguo da assomigliare a una falsità. Non si può affermare che Pisapia è stato condannato in Corte d'Assise per il furto di un'auto - negli anni Ottanta - e dimenticare di aggiungere che in un secondo tempo lo stesso è stato assolto per non aver commesso il fatto.


Finora la Moratti aveva condotto una campagna dignitosa e risulta che non avesse gradito il tentativo berlusconiano di trasformare il voto comunale in un referendum contro la magistratura. Interrogata sull'ipotesi di dar vita a una commissione d'inchiesta parlamentare anti-procure, ha sempre evitato di schierarsi dalla parte degli oltranzisti del Pdl. Al contrario, si è sforzata in ogni modo di parlare alla Milano moderata, a un certo «establishment» cittadino. Non ha mai rinunciato alla sua autonomia.


All'improvviso questo pasticciato attacco al suo avversario cambia il tono e la cifra della campagna. Senza dubbio corrisponde a un timore: quello di non riuscire a essere eletta al primo turno, come accadde nel 2006, e quindi di essere costretta al ballottaggio. Ma è tutto da verificare che il colpo a sorpresa di ieri sia utile per invertire la corrente. Se fosse stato un vero «scoop» avrebbe messo alle corde Pisapia, ma in questi termini potrebbe persino essere controproducente.


In ogni caso, seppure non avrà effetti sul voto dei milanesi, l'episodio scalfisce l'immagine del sindaco. Ne rivela le fragilità. O forse l'eccessiva fiducia nei consigli di qualche esperto di comunicazione. Dimostra che qualcosa non va come dovrebbe a Milano, nel cuore storico del berlusconismo governante (dove peraltro il bipolarismo è corretto dalla presenza di altri due candidati, un centrista e un «grillino»).


Chi pensa, come Bersani, che alla fine la partita sarà vinta da Pisapia, ricava dalla vicenda la conferma dei propri convincimenti. Chi invece pensa che Letizia Moratti sarà comunque eletta, magari al secondo turno, perché Pisapia non è in grado di aggregare abbastanza consenso «moderato», giudicherà il fatto di ieri una significativa caduta di stile. L'indizio che Milano in questi anni è cambiata e forse non in meglio.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi