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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2011 alle ore 14:12.
Le regole erano chiare: lui avrebbe aperto il confronto, lei lo avrebbe chiuso. Giuliano Pisapia e Letizia Moratti, ospiti di Sky, si sono sfidati nell'unico faccia a faccia della campagna elettorale a quattro giorni dal voto. E il sindaco ha sferrato per ultimo un colpo al vetriolo al suo rivale: «La Corte d'Assise - ha detto - ha giudicato Pisapia responsabile del furto di un veicolo che sarebbe stato usato per sequestro e pestaggio. Poi il reato è stato amnistiato».
L'avvocato ha reagito con fastidio, si è alzato e ha ribattuto: «Queste sono cose che non accetto, è una calunnia di cui risponderà, è una cosa vergognosa». Subito dopo è calato il sipario sull'incontro. E il candidato del centrosinistra si è visto costretto a ribattere fuori dagli studi di Sky, querelando Letizia Moratti per diffamazione aggravata.
È furibondo e ai giornalisti dice: «Moratti ha fatto una cosa vergognosa strumentalizzando il fatto di essere ultima ad avere la parola». Poi spiega: è «una dichiarazione assolutamente falsa sul mio conto. Io sono stato vittima di un errore giudiziario riconosciuto da una sentenza che mi ha assolto per non aver commesso il fatto quando addirittura c'era ancora la formula dell'insufficienza di prove. Una sentenza che metterò a disposizione di chiunque la vorrà leggere».
La vicenda
Letizia Moratti ha citato una sentenza della Corte d'Assise, che dichiarava il reato estinto per amnistia. Nonostante l'amnistia, Giuliano Pisapia presentò appello, che fu accolto. La III Corte d'Assise d'Appello di Milano presieduta dal dott. Luigi Maria Guicciardi nel procedimento n.76 del 1985 ha assolto Giuliano Pisapia per non aver commesso il fatto. La sentenza recita alle pagine 1562 e 1563: «In conclusione non vi è prova – né vi sono apprezzabili indizi – di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l'imputazione di furto, dalla quale l'appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto».
Tra i due tensione alle stelle
Il sindaco tende per pochi secondi la mano a Giuliano Pisapia per il saluto finale, lui sta ancora discutendo e non raccoglie. Moratti (che nel confronto ha avuto come stabilito l'ultima parola) poco prima dell'attacco al rivale ha sottolineato come la sua politica, «moderata», la sua «esperienza di manager» e la sua famiglia confermino «ampiamente che sono una persona moderata».
La carta dell'ironia
Fino ad allora Pisapia nel faccia a faccia aveva giocato la carta dell'ironia per colpire il suo avversario. E aveva chiamato in causa il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, «capo» dell'attuale primo cittadino e capolista per il Pdl: «il sindaco - ha detto per esempio sul tema delle ordinanze sulla sicurezza - ha imparato dal Presidente del Consiglio a dire cose non vere». E sulle accuse di Berlusconi alla Procura di Milano ha attaccato: «La Moratti dovrebbe capire la differenza che passa tra il garantismo e l'impunità che è ciò che vorrebbe il capolista della sua lista principale». Anche la presenza del sindaco in aula consiliare è stata oggetto di sarcasmo, con l'avvocato che ha ricordato come l'introduzione dell'housing sociale nel Pgt sia avvenuta «grazie ad un emendamento dell'opposizione, ma forse la Moratti non lo sa perchè non era in aula».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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