Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 09:39.
L'ultima modifica è del 22 agosto 2011 alle ore 09:40.

My24
L'orgoglio di essere italiano - Il secondo Risorgimento (Illustrazione di Marco Marella)L'orgoglio di essere italiano - Il secondo Risorgimento (Illustrazione di Marco Marella)

Per indicare un momento in cui mi sono sentito particolarmente orgoglioso di essere italiano, al di là di un naturale amor di patria, devo riandare con la memoria molto indietro nel tempo, e precisamente al 1961. Allora era certo che nel nostro Paese stesse manifestandosi una felice "congiunzione degli astri" fra la rinata democrazia, lo sviluppo economico e la modernizzazione sociale.
È vero che una città come Torino si prestava a questo genere di convinzione, sia per le sue tradizioni politiche sia per i tangibili effetti del "miracolo economico" e di un'incipiente ventata di benessere. Tuttavia, da studioso di storia economica, avevo sotto gli occhi una serie di dati anche su altre località, da cui si deduceva che era in corso, sia pur senza le medesime cadenze che nel "triangolo industriale", un'evoluzione caratterizzata sostanzialmente dagli stessi fattori propulsivi.

L'Italia stava dunque compiendo notevoli progressi, dopo le disastrose conseguenze della guerra. E ciò stava a indicare come la società italiana avesse in fondo una robusta capacità collettiva di resistere alle avversità e un'altrettanta vigorosa capacità di rimettersi in gioco. D'altronde, era quanto avevo constatato di persona avendo vissuto, durante la mia adolescenza, gli anni bui della guerra, fra tanti lutti e sofferenze, e poi quelli dell'immediato dopoguerra, fra molte privazioni e apprensioni per il futuro.
In pratica, nel 1961, quello che appena quindici anni prima era un Paese prostrato e avvilito, appariva risorto a nuova vita, in corsa per ridurre il divario abissale d'un tempo dai Paesi più avanzati, e aveva riacquistato inoltre rispettabilità in sede internazionale, essendo tra i fondatori della Comunità europea.

Il fatto che il nostro Paese avesse abbracciato la causa europeista era un ulteriore motivo del mio ottimismo. Anche perché si sarebbero così cicatrizzate certe brucianti ferite provocate dalla guerra. Ricordavo infatti l'amarezza provata nel 1946, da ragazzo, durante una gita in Francia con alcuni miei coetanei, dinanzi all'atteggiamento sprezzante dei francesi che avevamo avvicinato, tutt'altro che disposti a dimenticare la vergognosa "pugnalata" inferta dall'Italia fascista al loro Paese già sconfitto e invaso dalla Germania nazista.
Fortunatamente, ben diversa era stata poi l'atmosfera, in quanto segnata dalla condivisione degli stessi ideali sul futuro della nuova Europa comunitaria, che aveva caratterizzato il mio incontro, nel corso di un'iniziativa promossa nell'estate del 1958 dalla Stampa, con una rappresentanza di studenti universitari francesi, tedeschi, belgi e olandesi. In quell'occasione erano presenti anche degli inglesi, dato che tutti noi auspicavamo che la Gran Bretagna aderisse presto alla Cee.

Shopping24

Dai nostri archivi