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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 08:20.

Tuttavia il modello emiliano non mostra più lo smalto di un tempo, nonostante la Corte dei conti, nella relazione sul bilancio consuntivo regionale per il 2010, appena publicata, rimarchi l'equilibrio finanziario dell'ente. La recessione, la saturazione delle aree edificabili e le difficoltà finanziarie degli enti locali hanno messo in crisi l'industria delle costruzioni, che ha fatto prosperare una componente importante del sistema cooperativo. Ma la forza delle coop "rosse", che ancora oggi beneficiano in Emilia-Romagna di una condizione di monopolio, risiede nel loro intreccio con la politica e in modo particolare con un partito, il Pd. I meccanismi di controllo degli appalti pubblici restano ferrei, impenetrabili. Racconta Manes Bernardini, consigliere della Lega: «Quando le carte arrivano in commissione o in assemblea i giochi sono già fatti. Per esempio, per il recupero della ex Manifattura tabacchi, il cui costo di riqualificazione è stimato in 198 milioni, il 3 febbraio di quest'anno è stato bandito un concorso da una società della Regione, in cui erano previsti appena 37 giorni lavorativi per la presentazione del progetto comprensivo di calcoli di sostenibilità economica, ambientale e gestionale. Dal punto di vista della legittimità amministrativa è tutto inattaccabile, ma c'è qualcosa che non quadra. Parliamo di 130mila metri quadrati tutelati dai Beni ambientali, che dovranno ospitare il tecnopòlo di Bologna». Casi come questi non sono infrequenti. Il 28 febbraio 2011 la giunta ha approvato procedure e requisiti per la gestione del programma di edilizia residenziale sociale del 2010, lavori per un ammontare di 30 milioni. Il bando per partecipare alla gara scadeva il 28 marzo e il giorno dopo veniva approvato lo schema di convenzione tra Regione e imprese cooperative per la realizzazione delle opere.

«Questa Regione è diventata un grande elemosiniere, un elargitore di fondi», attacca l'economista bolognese Filippo Cavazzuti, ex sottosegretario al Tesoro durante il primo governo Prodi, poi commissario Consob, oggi vicepresidente vicario del Banco di Napoli, del gruppo Intesa Sanpaolo. «Si è dato qualcosa a tutti. Ogni provincia ha una società partecipata, un aeroporto, una fiera, un centro agroalimentare, un tecnopòlo. C'è troppa gestione e poca programmazione. Dovevamo essere la Silicon Valley d'Italia, con una industria biomedica e una ricerca d'eccellenza. Invece si continua a investire nel mattone».

Anche il progetto dei tecnopòli, voluti dall'ex assessore regionale alle Attività produttive Duccio Campagnoli, attuale presidente di BolognaFiere, rischia di diventare l'ennesima speculazione edilizia. Alcuni terreni tra la Fiera e la tangenziale di Bologna, intorno della Manifattura tabacchi, sono riconducibili a Vittorio Casale, l'immobiliarista arrestato per bancarotta fraudolenta dalla Procura di Milano e socio in Intermedia di Giovanni Consorte, l'ex presidente di Unipol sotto processo per la fallita scalata a Bnl. Il nuovo che avanza.

Quinta puntata
Le precedenti puntate sono state pubblicate il 5 ottobre (Lombardia), il 13 ottobre (Liguria), il 20 ottobre (Veneto) e il 26 ottobre (Puglia)

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