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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2012 alle ore 07:48.

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La situazione in cui versa l'Europa evidenzia una grave e profonda crisi politica. Le difficoltà finanziarie non hanno fatto che mettere in luce le conosciute imperfezioni del sistema europeo: un sistema monetario comune privo di un unico quadro economico, fiscale, di bilancio e tantomeno politico.

La propagazione e l'acutizzarsi della crisi però sono il risultato dell'incapacità dei leader europei di trovare reali soluzioni sostenibili. Piuttosto che risolvere il problema alla radice, apportando le necessarie e ormai improrogabili riforme per il completamento del sistema europeo, hanno optato, più volte esitando, per timide e troppo spesso lente e inadeguate risposte alle circostanze contingenti.

Tre sono gli effetti secondari che l'incapacità e spesso la mancata volontà politica dei leader europei hanno fatto emergere. Il primo, è di aver portato l'epicentro della crisi in Europa, per di più aggravandola. Il secondo - si voglia per tradizionali posizioni ostinate nel mantenere la propria sovranità o per ragioni di rigore da imporre prima di consentire alcun passo in avanti - è l'aver rinvigorito quelle stesse ideologie nazionaliste ed estremiste, che la creazione del progetto europeo voleva debellare una volta per tutte.

Il terzo, e probabilmente il più devastante, è di aver alimentato nei cittadini europei il senso di abbandono da parte dell'Europa, quella sensazione di sentirsi gli unici a dover pagare i danni della crisi.
Ora dunque non si tratta più di come salvare un Paese o alcune banche o ancora tenere calmi i mercati ma ci troviamo di fronte a un bivio, come in altre occasioni che hanno segnato la storia del continente europeo. Un bivio che non accetta nessuna esitazione, tantomeno concede spazio a errori.
Da un lato si presenta a noi il sentiero finora percorso, all'insegna dell'interesse individuale degli Stati-nazione, dove continuerebbero a vigere soprattutto regole intergovernamentali. Quegli interessi e quelle regole che ci hanno portato all'attuale malessere e crisi comune e che di certo, come hanno dimostrato, non sono più in grado di rispondere alle esigenze di un sistema europeo efficiente e ancor meno di un sistema globalizzato.

Contrariamente a quanti sostengono con calcoli alla mano che per esempio il costo di un'uscita della Grecia dall'euro, e ancora peggio dall'Europa, è sostenibile, il vero costo sarebbe invece fatale per tutta l'Unione europea, tanto al suo interno quanto nei suoi rapporti con il resto del mondo.
All'inizio la creazione della Comunità europea aveva risposto, anche se forse solo casualmente, a una realtà che si è resa più palpabile solo successivamente, ossia l'interdipendenza degli Stati europei e di questi con gli altri continenti. Sfortunatamente l'accelerazione del fenomeno della globalizzazione non è stato seguito da un egualmente veloce, per quanto ineludibile, processo di integrazione europea.

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