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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2012 alle ore 07:12.

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Un diesel. Alain Lamassoure sull'Europa non molla mai. Però sa che ha tempi lunghi. Anche per un federalista convinto e determinato come lui, dunque, la pazienza non è un obbligo. Presidente onorario del movimento federalista europeo, europarlamentare oggi alla guida della potente commissione Bilancio, co-estensore del Trattato di Lisbona, ex-ministro francese degli Affari europei e del Bilancio, Lamassoure resta ottimista sull'esito della crisi dell'euro: in realtà «è una crisi da sovraindebitamento di alcuni Paesi». Quello che è importante, la vera sfida attuale è «evitare che il presente uccida il futuro».

L'euro è arrivato al momento della verità. Ogni giorno che passa il contagio si allarga. Perché?
Abbiamo sottovalutato non solo le precauzioni da prendere quando c'era il bel tempo ma anche i pericoli del brutto tempo.

Frase un pò sibillina
Nel '99 quando partì la moneta unica arrivammo stremati dal rigore. Tutti, Germania compresa, entrarono nell'euro pensando che fosse ora di allentare la cinghia. Nessuno avanzò obiezioni, né le banche, né gli economisti, né la Bce nella convinzione che con una sola banca centrale, una sola moneta e un solo tasso fosse normale che si potesse ricorrere ai prestiti allo stesso tasso di interesse.

Invece?
I tassi sul debito sovrano non si sono avvicinati tra loro ma sono tutti calati verso il basso, verso quelli tedeschi. Quindi i Paesi del Sud, da sempre abituati a pagare maggiori premi di rischio sul proprio debito, sono stati di fatto incoraggiati a indebitarsi di più. E non solo gli Stati, ma i privati, le banche e le imprese. Così, senza rendersene conto, la zona euro si è ritrovata super-indebitata.

Poi la crisi finanziaria mondiale e il bubbone è scoppiato?
Sì e no. Fino al dicembre 2009, nonostante la crisi e la recessione, tutti pensavano di poter continuare a indebitarsi a tassi bassi. E i mercati non erano preoccupati.

Allora tutta colpa della Grecia?
Anche qui sì e no. Colpa della Grecia, perché troppo indebitata e perché ha mentito. Colpa anche dell'eurozona che ha sopravvalutato il problema greco.

In che senso?
Non ha capito che il problema greco non rappresentava un pericolo per l'euro ma solo per la Grecia. Se fossero state applicate le regole di Maastricht, Atene non sarebbe stata aiutata né dalla Bce né dai Governi.
Cioè sarebbe andata subito in default?
Sì. Le banche tedesche e francesi avrebbero perso soldi e la Grecia avrebbe rinegoziato il debito con i creditori.

E l'euro secondo lei sarebbe rimasto al riparo?
L'Europa ha reagito altrimenti, ha preso con la Grecia impegni contrari ai Trattati, proprio perché convinta che il fallimento di un Paese avrebbe travolto anche l'euro. Invece no. La California è fallita ma il dollaro non ne ha risentito, né la California è stata espulsa dagli Stati Uniti.

Quindi l'eurozona ha sbagliato ad aiutare la Grecia?Ha sbagliato nel maggio 2010 a prendere una decisione contraria al Trattato ma senza andare fino in fondo.

In che senso?
Gli aiuti alla Grecia e poi a Irlanda, Portogallo e Spagna sono stati erogati con due limiti. Il primo è la nostra capacità di fare credito: i Paesi del nord possono farlo senza problemi ma Paesi come Italia e Francia non possono raccogliere più di tanto i prestiti per gli altri.

Il secondo limite?
È escluso che il contribuente tedesco o chi per lui sia chiamato a ripagare i prestiti al posto dei greci.

Conclusione?
Bisogna smettere di aiutare la Grecia, altrimenti ci ritroveremo tutti insolventi. Se i greci vogliono restare nell'euro, devono assumersi le loro responsabilità. È comunque sbagliato dire che questa è una crisi dell'euro.

E che cos'è allora?
È una crisi da iper-indebitamento di certi Paesi dell'euro. La Gran Bretagna di sicuro sta peggio di noi eppure continua a finanziarsi sui mercati senza problemi. Se i nostri Governi continuano a ripetere che l'euro esploderà, alla fine lo farà. La verità è un'altra.

Quale è la verità secondo lei?
Per troppo tempo i nostri paesi hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi accumulando troppi debiti. Per questo, se Italia, Spagna o Francia uscissero dall'euro, di sicuro non potrebbero accantonare le politiche di austerità.

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