Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2012 alle ore 10:19.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2012 alle ore 10:40.

My24
Il cancelliere tedesco Konrad Adenauer e il ministro degli Esteri francese Robert Schuman in un incontro a ParigiIl cancelliere tedesco Konrad Adenauer e il ministro degli Esteri francese Robert Schuman in un incontro a Parigi

È il rischio di una egemonia - osserva ancora Schimdt - che sollevò più di una perplessità in Gran Bretagna, Francia e Italia sulla riunificazione tedesca; perplessità superate grazie all'impegno assunto da Mitterrand e da Kohl di associare alla riunificazione una ulteriore, più stretta forma di integrazione europea così da costituire un contrappeso al nuovo assetto che si sarebbe configurato.

La questione trattata da Schimdt è stata e rimane fondamentale per la realizzazione dell'Unione europea. Oggi ad essa si aggiunge quella del futuro economico dell'Europa, area tra le più ricche e sviluppate del mondo, la cui integrazione è necessaria per conservare i livelli di prosperità raggiunti; per reggere il confronto con altre grandi economie, alcune delle quali giovani e agguerrite.

È dunque, riduttivo trattare le questioni dell'euro e dell'Unione europea circoscrivendole alle modalità operative della Bce, al cosiddetto "Fondo salva Stati" o al coordinamento delle politiche di bilancio dei paesi membri. L'euro è in primo luogo un problema di politica internazionale. Occorre chiarezza circa la volontà dei principali Paesi dell'Unione di pervenire a un assetto in cui trovi soluzione la questione "centro tedesco-periferia", come ha sintetizzato su queste pagine l'ex Cancelliere tedesco.

Recuperare lo spirito delle origini
La sintonia che avverto con le posizioni dell'anziano Cancelliere nasce oltre che da antica stima, forse anche dalla comune condizione anagrafica. Una condizione che insieme con l'apprensione con cui guardo al presente e al suo possibile evolversi mi induce a fare appello a coloro che oggi possono decidere delle sorti dell'Europa perché, pur nella diversità dei tempi e delle situazioni, si rivestano dello spirito, tutt'altro che utopico o visionario, ma totus politicus, che animò convinzioni, scelte, azioni di una classe di governo europea che sessant'anni or sono ritenne di inscrivere interessi nazionali all'interno di un più ampio e coraggioso disegno. Essi avevano contezza della condizione dei rispettivi Ppaesi, stremati, non meno dei colossali sforzi e delle enormi risorse da mettere in campo per la ricostruzione. Ciò non ne rendeva angusta la visione; semmai ne acuiva la vista nella messa a fuoco della realtà, nella valutazione della posta in gioco che rendevano ineluttabile ragionare in termini di "noi".

Il noi era l'Europa; non Francia, Germania, Italia.
Ecco allora Schuman affermare che «dopo il crollo del terzo Reich è giunta l'occasione per aiutare la Germania vinta e prostrata, ad uscire dal proprio isolamento, di tenderle la mano amichevolmente facendole un posto tra i Paesi europei». E osservare che «non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostruiti sulla base della sovranità nazionale, con tutto ciò che questo comporta di politica, di prestigio e di protezione economica. I Paesi europei sono troppo piccoli per assicurare ai loro popoli la prosperità che le condizioni moderne rendono possibile e necessaria. Il benessere e gli sviluppi sociali indispensabili non si raggiungeranno a meno che gli Stati dell'Europa non si costituiranno in una federazione o in una entità europea che ne faccia una entità economica comune».

Shopping24

Dai nostri archivi