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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 08:18.
L'ultima modifica è del 24 giugno 2012 alle ore 15:14.

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Era il quarto di finale che prometteva spettacolo. Ha regalato invece, la vittoria della Spagna sulla Francia, la prima di tutti i tempi in una manifestazione di questo livello, una robusta razione di noia. Un tiro, un gol, un rigore, un altro gol. La sintesi è forse un po' brutale. Ma contro una Francia impresentabile, dai campioni d'Europa e del mondo qualcosa di più divertente era lecito attendersi. Gli spagnoli hanno tradotto in pratica sin dall'avvio la loro teoria del minimo sforzo, basata sulle grandi qualità tecniche abbinate alla perfetta organizzazione tattica. Palleggio fitto, scatti prolungati ridotti al minimo, una ragnatela che ormai si conosce a memoria. E se è vagamente letargica per il telespettatore che preferirebbe partite più animate, più combattute, è in compenso letale per l'avversario che non sappia cambiare passo le rare volte che riesce a riconquistare palla.

Vantaggio dopo venti minuti, al primo affondo convinto. Un ricamo di Iniesta per Jordi Alba, un cross di rara morbidezza, un colpo di testa incrociato di Xabi Alonso a festeggiare le sue cento partite di Seleccion. Nient'altro, o quasi, per un'ora, sino a che monsieur Blanc non ha pensato che tanto valeva provarci con una squadra meno rinunciataria: a Ribery e Benzema che qualche buona intenzione l'avevano mostrata ha aggiunto due mangiapalloni, ma almeno di qualche talento, come Nasri e Menez al posto del fuori posizione Debuchy e del pensionato Malouda. Qualche accenno di solletico c'è stato. Anche perché gli spagnoli, nonostante l'ingresso di Pedro e Torres, a furia di addormentare la partita si erano assopiti a loro volta. Da noiosa che era, la partita è diventata davvero brutta. E così si è trascinata sino a che, all'ultimo minuto, il fallo di Reveillère su Pedro non ha consentito a Xabi Alonso di regalarsi dal dischetto una doppietta.

Stasera tocca all'Italia. L'obiettivo è prenotare un appuntamento per giovedì sera con una Germania che qualche crepa contro la povera Grecia l'ha lasciata intuire. Di mezzo c'è l'Inghilterra, la cui sostanza calcistica da decenni non è pari né alla suggestione né all'antica tradizione. Questa, targata Hodgson ma immatricolata a suo tempo da Fabio Capello, è una versione ibrida, nient'affatto irresistibile ma insidiosa. Prandelli sceglierà solo all'ultimo tra Thiago Motta e Nocerino (o Montolivo?) e forse tra Abate e Maggio confermando tutto il resto, compreso il modulo difensivo a quattro. Ma più che di formazione il problema è di condizione, di tenuta alla distanza. L'Italia ha giocato sin qui buoni, a tratti ottimi, primi tempi, ma riprese modeste. Per battere gli inglesi può anche non servire un gran calcio. Ma è indispensabile durare di più.

VERSO LE SEMIFINALI

Il risultato di ieri

Spagna-Francia 2-0

Gli altri quarti
Repubblica Ceca-Portogallo 0-1
Germania-Grecia 4-2
Inghilterra-Italia (Kiev, oggi)

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