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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 06:41.

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Il secondo pentito - di cui il Sole-24 Ore è a conoscenza ma di cui non può rivelare il nome - non partecipò alla prima riunione di Nicotera ma alle successive sì, con la sopradote criminale di "diritto e medaglione" e dunque non solo sa molte cose sull'omicidio di Scopelliti ma anche sulla preparazione della stagione stragista di Cosa Nostra. Ha già confermato che la "tragedia" di Campo Calabro fu appositamente montata ad arte dai gruppi Imerti e Condello per conto dei De Stefano e della loro sottile strategia che non era una scommessa al buio ma un'opera d'arte. La famiglia che ancora oggi a Reggio detta legge, proiettò infatti sul proscenio locale e nazionale politici, amministratori, professionisti e uomini deviati dello Stato.

Anche lui ha molto da chiarire, a partire dalla presunta pacificazione interna alle cosche calabresi, che sarebbe stata sancita con quell'omicidio eccellente. Il pentito Giacomo Ubaldo Lauro, infatti, in una lettera del '92 indirizzata al colonnello Angiolo Pellegrini, all'epoca responsabile della Direzione investigativa antimafia di Reggio, e che ora viene riletta alla luce delle nuove dichiarazioni giunte o in arrivo, ribadì l'opportunità di essere tradotto nel carcere di Reggio Calabria, al fine di «capire e sapere alcune cose che mancano al mio mosaico di conoscenza. Prima fra tutti perché, dopo la morte del giudice Scopelliti si è dovuta fare una pace che pace non è».

Per questo da settembre Giuseppe Lombardo, libero dai lacci, comincerà ad andare nelle celle di massima sicurezza italiane a chiedere ai capi mafia: «Perchè è stato ucciso Nino Scopelliti?». È già pronta la lista con 50 nominativi che saranno interrogati senza avvocati in quanto non indagati ma persone informate sui fatti.

LA VITA E L'ATTIVITA'
La carriera

Nato nel 1935 a Campo Calabro, Antonino Scopelliti entra in magistratura a 24 anni. Svolge la carriera di magistrato requirente, iniziando come Pm alla Procura della Repubblica di Roma, poi a Milano. È procuratore generale alla Corte d'appello quindi, Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione. Diventa il numero uno dei sostituti procuratori generali italiani presso la Corte di Cassazione.

I processi
Si è occupato di processi di terrorismo e mafia. Ha rappresentato la pubblica accusa nel primo processo Moro, al sequestro dell'Achille Lauro, alla strage di Piazza Fontana e quella del Rapido 904. Per questo processo, Scopelliti aveva chiesto la conferma degli ergastoli inferti al boss della mafia Pippo Calò ed a Guido Cercola. Il collegio giudicante della Prima sezione penale della Cassazione, presieduto da Corrado Carnevale rigetta la richiesta della pubblica accusa, assolvendo Calò e rinviando tutto a nuovo giudizio.

L'agguato
Il magistrato viene ucciso il 9 agosto 1991: senza scorta, Scopelliti è intercettato dai suoi assassini. Secondo i pentiti della 'ndrangheta Giacomo Lauro e Filippo Barreca, sarebbe stata la cupola di Cosa Nostra siciliana a chiedere alla 'ndrangheta di uccidere Scopelliti, che avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione nel maxi processo a Cosa Nostra.

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