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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 15:18.

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Nella foto il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe GrilloNella foto il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo

Grillo è stato bravissimo ad esprimere il desiderio di rivolta contro una classe dirigente incapace e corrotta. Oramai il suo slogan "tutti a casa" non simboleggia solo il qualunquismo più bieco, ma il senso comune degli italiani. Lo scandalo Montepaschi, che ha colpito non solo il Pd ma l'intero sistema politico ed economico italiano, non poteva essere un regalo più grande alla tesi dei grillini: sono tutti uguali.

Di fronte a questo collasso della Seconda Repubblica, la strategia di Grillo – aspettare e lasciare che siano gli altri a suicidarsi – può sembrare ottimale, almeno come puro calcolo elettoralistico. Perché Grillo dovrebbe rischiare di compromettere l'immagine di diversità, invece di giocare al tanto peggio- tanto meglio? Un governissimo Pd-Pdl sarebbe per lui il più grosso regalo: la prova provata che sono tutti uguali, e tutti contro di lui.
Anche un prolungamento del governo Monti e nuove immediate elezioni, non farebbero che rafforzare la posizione elettorale di Grillo. Perché aspettarsi da lui null'altro? E molto probabilmente non vedremo altro.

Un'offerta al Pd. Ma, se Grillo non sta lottando solo per soddisfare il suo ego personale, ma anche per migliorare il nostro Paese, allora potremmo aspettarci da lui qualche cosa di più. Invece di criticare solo, dovrebbe passare al contrattacco, facendo lui al Pd un'offerta che non può rifiutare. Questa offerta deve avere tre caratteristiche: riaffermare la diversità dei grillini, dimostrare al Paese l'attuabilità ed i benefici del programma del Movimento 5 Stelle, e mettere il principale competitore (ovvero il Pd) di fronte ad una scelta: o ti metti al rimorchio del Movimento 5 Stelle o ti riveli un partito-casta, incapace di cambiare e di far cambiare il Paese. Per questo, se fossi Grillo, sarei io a lanciare al Pd la possibilità della fiducia ad un governo. Un governo presieduto da una personalità di area Pd che riscuota fiducia nelle gente.

Un governo con un programma "grillino". Per dimostrare di non essere interessato alle poltrone, Grillo non dovrebbe chiedere alcun ministero, ma dovrebbe invece focalizzarsi sul programma: un programma fortemente grillino, ma temperato nelle sue punte più estreme, per non dare al Pd una facile scusa per non accettare. Un programma che, pur mettendo davanti a tutto gli interessi del Paese, costringa il Pd alla scelta tra accettare, rinnegando la sua natura di partito clientelare della Seconda Repubblica, e rifiutare, commettendo un suicidio politico.
Il programma dovrebbe articolarsi su tre temi: proposte anti casta-politica, proposte anti-casta economica e proposte istituzionali.

Misure anti-casta politica

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