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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 12:16.

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Fabio Novembre per Driade, poltrona «Nemo», 2010 © Settimio BenedusiFabio Novembre per Driade, poltrona «Nemo», 2010 © Settimio Benedusi

~ In un mondo pieno di merci non è sufficiente prendere o difendere posizione, occorre ripensare il ruolo del designer: designer non "mangia" designer?

Luca Scacchetti, architetto, Milano ~ Il design riesce a non essere un'egoistica e inutile esibizione di "ansie creative"?

Ugo La Pietra, artista, architetto, designer, Milano ~ Si possono fare oggetti celebrativi? Si possono fare oggetti d'affezione? Si possono ancora fare oggetti significanti?

Giacinto Di Pietrantonio, direttore di Gamec, Bergamo ~ Per i 150 anni dell'Unità d'Italia qual è il progetto e l'oggetto italiano oggi?

Carlo Antonelli, direttore di Rolling Stone, Milano ~ È possibile in Italia immaginare di nuovo un mondo dove sia abolita per qualche anno la parola "progetto", intesa sia come proiezione verso l'avanti (il futuro, ma pure il vuoto) sia come speranzosità indistinta di cambiamento, come salvezza solo individuale in favore di una pura azione collettiva, anche brutale, clamorosa, che cancelli temporaneamente la parola "libertà" in favore della ben più complessa e soddisfacente parola "liberazione"?

Stefano Marzano, ceo e chief creative director di Philips Design, Eindhoven ~ Quale crisi stiamo ancora aspettando per imbracciare le forze del terzo Rinascimento? Le crisi le abbiamo tutte, ma sembra non siano abbastanza per metterci fuori dalla nostra zona di conforto! Le crisi motrici del Rinascimento sembra lascino l'Italia e gli italiani indifferenti. Ci stiamo accontentando della mediocrità?

Gabriele Pezzini, designer, Milano ~ Qual è il ruolo del progetto oggi, in una società egocentrica e mediatica che non ha più riferimenti, considerando che il progetto si struttura intorno a delle regole il più universali possibili, e in quanto la sua estensione assolve anche una funzione sociale e culturale?

Stefano De Luigi, fotografo, Roma ~ La pubblicità, che la sa lunga, propone dei modelli che fanno perno sull'ideologia del vuoto. Caro lettore non hai la stessa sensazione sfogliando i nostri giornali?

Cristina Morozzi, critica del design, Milano ~ È il caso di ricominciare a indignarsi? È il caso di riscoprire la discrezione e il sottotono? È il caso di fare in po' di silenzio: produrre meno e pensare di più? È il caso di rimettersi a imparare? È il caso di sognare, non per fare fatturato, ma per stare e far stare bene?

Piero Bisazza, amministratore delegato di Bisazza, Alte (Vicenza) ~ Che cosa non abbiamo ancora visto nel design e che spazio c'è per una vera innovazione? E l'innovazione sarà sempre più nel campo tecnologico o ci sarà ancora un'innovazione nell'estetica?

Mario Piazza, graphic designer, Milano ~ Come mai un qualsiasi cantante ha la capacità di trasferire a un universo ampio e variegato un modo di comportamento, uno stile di abbigliamento, un'idea estetica, e un designer no? Perché una canzonetta è mille volte più forte di una sedia disegnata? Cosa manca al mondo del design? Forse il design non ha la capacità di avere in sé quella quota di potere alfabetizzante, di democratica maieutica, di quel di più che lo renda disponibile a farsi strumento per un'educazione al bello?

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