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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2012 alle ore 08:19.

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Appuntamento telefonico alle dieci e mezza di un venerdì sera, tanto «non vado a letto fino a tardi», ha scritto nell'sms, dopo avermi spiegato che è troppo assorbito dalla supervisione delle nazionali giovanili per un incontro di persona. In compenso resteremo al telefono fino alla mezzanotte passata.

Arrigo Sacchi è un posseduto del calcio e parla analiticamente: il suo discorso telefonico, molto più lungo di quanto già non riportiamo qui, alterna il volo pindarico filosofico al dettaglio maniacale. È cortese e calmo, preso dall'argomento. Lo interrompo solo ogni tanto per ricordargli dove sta andando la conversazione. Riflette sul calcio ad alta voce. Sa a memoria le date di nascita dei suoi giocatori, ricorda ogni colloquio con i presidenti, sa spiegare in astratto e nel concreto cosa deve succedere e non deve succedere in campo. Ha la seria pazzia di un artista modernista: dalla sua voce più pudica che passionale non si ascolta il calcio romantico alla Baricco, ma un ispirato sogno neoclassico, pulito, in parole usate col compasso:
INTERVISTATORE
E l'Argentina come giocava?
SACCHI
Giocava a zona, una zona pressing.

INTERVISTATORE
E la zona senza pressing com'è? Che differenza c'è tra la zona senza pressing e la zona con pressing?
SACCHI
La zona copre gli spazi e quindi fa una difesa passiva. La zona pressing fa una difesa attiva: vuol dire che, anche quando hanno la palla gli avversari, con questa pressione li obblighi a giocare a delle velocità, a dei ritmi, a delle intensità cui molto probabilmente non sono abituati e quindi sei tu attivo anche quando la palla ce l'hanno gli altri.

INTERVISTATORE
(Ci siamo arrivati così: stava dicendo che da responsabile della primavera e del settore giovanile della Fiorentina, nel 1983 aveva commesso «un errore, ne ho commessi tanti, quello di obbligare tutti gli allenatori a giocare a zona, tutti gli allenatori delle giovanili». Poi, spiegando il suo gioco: «La mia era sempre una zona pressing, eh: non era solo una zona. Ebbi la fortuna alla Fiorentina di incontrami con Passarella, Passarella giocava nella Fiorentina, e tante volte lo chiamavo il martedì a parlare ai giocatori, a spiegare come loro giocavano nell'Argentina...»). E all'epoca chi giocava con la zona senza pressing?
SACCHI
Aveva provato Liedholm, e aveva provato anche Vinício col Napoli, io ero andato a vedere la sua preparazione alcuni anni prima...

INTERVISTATORE
E invece l'Olanda giocava col pressing?
SACCHI
Eh sì, l'Olanda giocava col pressing. Nella zona il riferimento è principalmente il campo, mai l'avversario, invece nella zona pressing devi sapere quando è più giusto coprire lo spazio o andare sull'uomo e devi avere una collaborazione costante, si difende collettivamente, questa fu la differenza: mentre in Italia si difendeva individualmente – ancora ora – e il riferimento principale è quasi sempre l'avversario e quasi mai il compagno. Ma se deve essere una squadra... se non c'è una connessione col compagno, un collegamento, non sei una squadra. Noi in fase difensiva avevamo tre riferimenti: l'avversario, il pallone e il compagno, e dovevamo sempre capire quando era più giusto coprire lo spazio o quando era più giusto invece marcare l'uomo e aggredirlo.

INTERVISTATORE
Lei giocava col 4-4-2, ma in generale la zona...
SACCHI
No, non è così: io ho giocato in tanti modi diversi, perché il sistema di gioco non è così importante: il sistema di gioco è importante per mettere di più a proprio agio i giocatori a seconda delle loro caratteristiche, io ho giocato il 4-3-3... Il 4-4-2 io non l'ho mai fatto, era un 4-4-2 quando ci difendevamo, a volte quando ci difendevamo era anche un 5-3-2.

INTERVISTATORE
E chi scendeva dietro dal centrocampo?
SACCHI
Dipendeva: se Maldini stringeva, Evani andava a fare il quinto uomo; dall'altra parte se Tassotti stringeva, Colombo andava a fare il quinto uomo. Perché noi aggredivamo nella zona palla e cercavamo una copertura lontano dalla palla... E per far questo occorreva una squadra molto...

INTERVISTATORE
Tonica.
SACCHI
Qual è la differenza tra uno sport di squadra e uno sport singolo? È data dalla connessione che si trasforma in sinergia. Ma se non c'è un collegamento la connessione sarà minima e la sinergia sarà minima. Per far questo quindi tu devi muovere undici giocatori in modo organico e che siano nelle distanze giuste e che si vadano a smarcare nei tempi giusti e che in fase difensiva siano nelle posizioni giuste, nelle coperture giuste: avere in poche parole undici giocatori in posizione attiva con la palla e senza la palla, questo era l'obiettivo, difficile ancora ora, si immagini venti, venticinque anni fa.

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