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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 08:18.

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INTERVISTATORE
E lei all'inizio come faceva le domande?

VALLI
Prima di tutto, se andavo a vedere Perón...

INTERVISTATORE
In che lingua ha parlato con Perón?

VALLI
In spagnolo. Ma lui parlava anche italiano, una specie di dialetto veneto, e poi aveva un addetto stampa che si chiamava Amerigo Bario. Il grande tema di Perón allora era, il grande slogan era «Volve Perón». Pensava di tornare. Nehru era un po' più complicato, era un grande intellettuale, secondo me uno dei più grandi uomini di Stato che ci siano stati e poi soprattutto un intellettuale che diventa uomo di Governo...

INTERVISTATORE
E la mise in difficoltà?

VALLI
No, per carità... Con Nehru ero abbastanza intimidito, intendiamoci... Però era molto affettuoso, gentile. Poi soprattutto io avevo letto le sue memorie. Nehru era uno che l'Italia, il Risorgimento, eccetera, quindi… E poi l'India era in un momento... L'indipendenza fu nel 1947, eravamo già tredici anni dopo... Io poi ho fatto una campagna elettorale con lui e con la figlia Indira Gandhi che era l'addetta stampa sua... Su un treno lui faceva la campagna elettorale in India, girando. Però era estremamente curioso e poi allora a lui interessava il rapporto con la Cina: erano domande semplici, uno con Nehru se aveva la faccia tosta di affrontare argomenti che non conosceva... Quando io parlo della curiosità e della sfacciataggine che ha un giornalista… e poi della velocità di scrittura.

INTERVISTATORE
Dopo, quali direbbe che sono gli eventi più importanti di questa sua formazione? Prima di arrivare al Vietnam che altro ha fatto?

VALLI
I primi servizi che io feci furono credo in Venezuela e in Marocco. In Marocco siamo già vicini alla guerra di Algeria, che io ho fatto dal 1957 e soprattutto dal 1958. Ero a Parigi nel 1958, quando nacque la Quinta repubblica: ci fu il putsch dei militari ad Algeri il 13 maggio e quindi io venni a Parigi, non si poteva andare ad Algeri, e c'erano grandi manifestazioni perché i paracadutisti volevano sbarcare qua ed ero all'Hotel d'Orsay, dove c'è il Museo d'Orsay, De Gaulle (7) tenne la conferenza stampa quando prese il potere, era il 20 maggio, 25 maggio, quando sarà? Io arrivai, non avevo il permesso, andai all'Hotel d'Orsay. C'erano un albergo e una stazione.

INTERVISTATORE
E De Gaulle com'era? Era la prima volta che lo vedeva?

VALLI
Sì, certo. Era la prima volta e arrivò e disse che prendeva il potere. Noi eravamo seduti per terra, erano le otto di sera e fu, be' certo, una sera abbastanza curiosa. Poi io riuscii a prendere un aereo per Algeri subito dopo e lì tutta la storia dell'Algeria…

INTERVISTATORE
E lì faceva paura?

VALLI
Il giornalista non deve mica esagerare. Quelli che parlano sempre della morte... Muoiono più muratori sui tralicci. La guerra di Algeria non era una guerra di fronte. C'era stato il terrorismo ad Algeri, prima... La battaglia di Algeri, quella di Gillo Pontercorvo (8) (con il quale ho lavorato molto per il film), però era prima...

INTERVISTATORE
E le notizie come si prendevano?

VALLI
Questa è la grande differenza di oggi. Io per esempio son stato molte volte in Cina... ricordo sempre la Cina perché quando uno vi arrivava era emozionato, io sono andato che c'era ancora la rivoluzione culturale, il primo viaggio in Cina che ho fatto credo... c'era Lin Biao che era scomparso, non si sapeva ancora se era morto, sarà stato 1967, 1968... Quando uno arrivava in Cina era solo in albergo, allora doveva cominciare a lanciare le notizie, le informazioni. A volte l'ambasciata serviva, spesso l'ambasciata non serviva a un cazzo. In Cina non c'era neanche l'ambasciatore. Una delle fonti più rassicuranti era stabilire rapporti con le agenzie di stampa, la Reuters, l'Associated Press, l'Agence France-Press, perché lì c'era il file, e poi la Bbc. Uno metteva la radio da qualche parte della stanza perché bisognava che ci fosse campo e spesso non c'era e quindi non si sentiva la Bbc... E poi naturalmente via via allacciare i rapporti. Uno non sapeva quello che accadeva a cinquecento metri. Oggi tutto questo viene risparmiato perché uno apre il computer e ha tutte le agenzie, quindi deve aggiungere qualche cosa, quindi la Cina che uno aveva, attraverso i rapporti che riusciva a stabilire, quando uno partiva aveva qualcuno, qualche conoscenza, questo vale per tutti i giornalisti da quando esiste il giornalismo. L'informatica, il computer cambiano completamente tutto, anche la propria autonomia perché prima era la mia Cina, magari anche sbagliata, ma l'influenza di quello che mi dà il computer è inevitabile, molto forte, e quindi il mestiere in questo senso è molto cambiato.

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