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Economia Gli economisti

Cara Cina, che ne dici di dare una mano?

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 20:20.

Le ultime novità dal fronte economico mi inducono a un forte pessimismo sulle prospettive di ripresa. Non sono tanto le singole cifre che mi preoccupano, ma l'ottusità delle autorità che mi sembra trapelare da certi eventi recenti. Le Banche centrali di ogni parte del mondo dovrebbero sforzarsi di più per usare la politica monetaria a supporto della ripresa. La teoria macroeconomica indica che è possibile, ma solo se le Banche centrali fissano un obbiettivo di inflazione più alto. Recenti dichiarazioni dei vertici della Federal Reserve e della Banca del Giappone tuttavia lasciano intendere che non succederà, perché i banchieri centrali semplicemente non sono inclini a un'inflazione più alta.

Per esempio, in occasione di un evento patrocinato dal Japan National Press Club, il governatore della Banca del Giappone Masaaki Shirakawa ha dichiarato che gli obbiettivi di inflazione «sono solamente un quadro generale per spiegare la politica monetaria».

Negli Stati Uniti, la disoccupazione di massa la fa ancora da padrone. Altre misure di stimolo potrebbero essere d'aiuto, ma i parlamentari americani sono già reticenti all'idea di estendere i sussidi per i disoccupati di lungo periodo. Il risanamento dei conti pubblici è la mania del momento (tranne quando si parla di tasse sulla casa).

Potremmo alzare la voce con la Cina, che persiste a manipolare la sua valuta e ad adottare altri provvedimenti che vanno solo a suo beneficio, mentre il resto del mondo fatica a superare la crisi. La Banca centrale cinese ora sta dando una stretta alla sua politica monetaria per prevenire un surriscaldamento dell'economia, ma dal punto di vista dell'economia globale questa è l'ultima cosa che dovrebbe fare.

Le autorità di Pechino, al contrario, dovrebbero lasciare che lo yuan si rivaluti, per rimettere equilibrio fra l'economia cinese e i suoi partner commerciali ma anche per aiutare il resto del mondo a fare i conti con le carenze della domanda.

Il fatto che abbiano scelto di non farlo è scandaloso, ma di fronte all'assenza di critiche non c'è da stupirsene. Nella sua ultima visita a Pechino, il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha fatto appello alle autorità cinesi, ma senza ottenere nulla in cambio delle sue concessioni. Eppure, appena tornato a Washington, si è dichiarato soddisfatto dei progressi realizzati da entrambe le parti.

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Tags Correlati: Banca del Giappone | Consiglio di sicurezza | Corea del Nord | Fabio Galimberti | Federal Reserve | Hillary Rodham Clinton | James Webb | Japan National Press Club | Masaaki Shirakawa | Ministero del Tesoro | Onu | Pechino | Politica economica | Pubblica Amministrazione | Stati Uniti d'America | Timothy Geithner

 

È deprimente che tutte le vie d'uscita da questo pantano siano ostruite da idee antiquate e teorie radicate. E come hanno fatto per anni, i leader mondiali si limitano a congratularsi a vicenda per l'efficacia delle loro politiche.

Backstory/Per approfondire
Equilibrismi

All'annuale vertice tra Stati Uniti e Cina, tenutosi a Pechino dal 24 al 25 maggio, una serie di esponenti dell'amministrazione Obama, tra cui il segretario di Stato Hillary Rodham Clinton e il segretario al Tesoro Timothy Geithner, hanno cercato di convincere la Cina a rivedere le sue politiche economiche e a riconoscere la responsabilità della Corea del Nord per l'incidente di marzo, quando una nave da guerra sudcoreana è stata affondata, secondo quanto si ritiene, da unità nordcoreane. Gli americani hanno anche cercato punti d'intesa su una serie di questioni legate all'energia, agli scambi commerciali e ad altri settori vitali per i delicati rapporti fra i due Paesi.

Mentre Geithner ha lasciato Pechino complimentandosi per gli sforzi cinesi finalizzati a ridurre la dipendenza dall'export, la Clinton ha sottolineato che le autorità di Pechino sono restie a incolpare Pyongyang per l'incidente di marzo. Avendo la Cina diritto di veto all'interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'assenso del Paese asiatico è fondamentale per far approvare una risoluzione di condanna nei confronti dei nordcoreani.

Il vertice ha messo in evidenza i recenti cambiamenti nei rapporti fra gli Stati Uniti e la Cina. La crescita sostenuta del Paese asiatico e le migliaia di miliardi di dollari di buoni del tesoro Usa presenti nelle casse di Pechino hanno indotto le autorità americane, nei loro sforzi per convincere i cinesi a collaborare con gli Stati Uniti, a un cauto riconoscimento della potenza economica cinese. James Webb, senatore democratico della Virginia, recentemente ha criticato la Cina per la sua politica pilatesca sul conflitto coreano, dicendo che «la Cina potrebbe fare molto per raffreddare la situazione nella penisola coreana, ma finora non l'ha fatto». Le dichiarazioni di Webb, pronunciate sulla tivù via cavo Msnbc, contrastano con l'atteggiamento più conciliatorio adottato da Geithner e dalla Clinton durante la loro visita a Pechino.

(Traduzione di Fabio Galimberti)
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