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Economia Aziende

Per commercialisti e revisori «i compensi zero nei cda sono una sciocchezza»

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 17:35.

TRENTO - Commercialisti e revisori dei conti contro gli articoli della manovra che riguardano le presenze nei consigli di amministrazione delle società e la loro remunazione. Non usa mezzi termini Claudio Siciliotti, presidente dell'ordine dei commercialisti: «Stabilire un costo zero per i consiglieri è una sciocchezza per definizione. Chi lo accetterà vuol dire che verrà pagato in un altro modo. E le cronache di questi giorni dimostrano quante strade ci siano per fare una cosa del genere».

Intervenuto al Festival dell'economia in corso a Trento, in un dibattito sui principi contabili e la crisi finanziaria con Mario Boella Presidente dell'Associazione dei revisori contabili (Assirevi) e il vicedirettore del Sole 24 Ore, Alessandro Plateroti, Siciliotti se l'è presa con «la politica» che, a suo parere «deve contenersi dalla bulimia, in momento in cui a lei toccano i sacrifici e non ai professionisti che lavorano».

Più diplomatico è stato Boella, secondo il quale la misura in questione «potrebbe essere uno di quei tre o quattro errori ammessi dal ministro Tremonti che sarebbero dovuti alla fretta con cui è stato predisposto il testo del decreto». Perciò «è meglio aspettare per capire. In ogni caso – ha aggiunto – non rispondo nel merito perché non ho capito. Non capisco perché, se mi assumo una responsabilità, dovrei farlo a titolo onorifico. Non capisco, poi, come questa misura sia collegata al taglio degli sprechi. Non si tratta di costi aggiuntivi o inutili».

Quanto al limite alla presenza nei consigli di amministrazione proposto dal commissario europeo Michel Barnier come una delle misure di un progetto più ampio di regole per la finanza, Siciliotti ritiene che «pesano di più i controlli di qualità e di merito che i limiti numerici. Per dirla tutta – ha detto – è possibile che le stesse persone siano amministratori di banche e siedano anche nei cda di amministrazione di società che ricevono finanziamenti dalle stesse banche?».

Nel complesso, il presidente dei commercialisti ha definito la manovra «non strutturata» e perciò «solo un inizio». Perché? «Perché se l'obiettivo è andare sotto il limite del 3% nel rapporto deficit/pil 24 miliardi non bastano. Ne servono 35 e dunque credo che dovremo abituarci ad avere due manovre di questo tipo ogni anno». Le misure, «che non sono solo di riduzione della spesa», inoltre sono in molti casi provvisorie: «Bloccare gli stipendi degli statali solo per tre anni – ha spiegato Siciliotti – vuol dire che fra tre anni il governo dovrà rispondere quasi certamente alla richiesta di recupero dei mancati aumenti».

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Siciliotti ha rivendicato un ruolo per tecnici della contabilità nella gestione dei conti pubblici e ricorda che dal 1980 ad oggi non c'è mai stato un anno in cui le entrate dello stato abbiano superato le uscite. Taglio degli sprechi nella pubblica amministrazione e riduzione dell'evasione al livello di Francia e Germania consentirebbero di recuperare risorse per lo sviluppo e di avere i conti in ordine.

«La regione Sicilia ha più di 23mila dipendenti, la Toscana 3.500. In Calabria ci sono 11mila forestali, in Trentino 600». Ma non si agisce con abbastanza decisione in questa direzione. «Il male di questo paese – per il presidente dei commercialisti – è che troppe persone hanno di che vivere grazie alla politica. Anche i trombati continuano a pesare sui contribuenti perché regolarmente vengono assunti in enti e strutture che fungono da ammortizzatori sociali per la politica».

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