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Economia Gli economisti

L'austerità contagiosa è un errore

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 17:14.

Negli articoli sulla crisi di debito pubblico in Europa spesso viene usata la parola «contagio», in riferimento ai timori che il panico finanziario che sta mettendo a dura prova una nazione possa estendersi ad altre, mettendo a rischio la loro stabilità economica e politica.


Ma in questi giorni c'è anche un altro contagio che gira, un'epidemia di teorie infondate che si diffonde da un Paese all'altro e induce le autorità nazionali di ogni parte del mondo a invocare assurde misure di austerità nel pieno di una recessione.

Il virus si è esteso alla Gran Bretagna, dove il primo ministro David Cameron recentemente ha annunciato drastici tagli ai programmi pubblici, con l'obbiettivo di ridurre la spesa pubblica del 20 per cento. Alle obiezioni che misure del genere distruggerebbero ogni speranza di una piena ripresa, Cameron, sostenuto dalla nuova coalizione di governo tra liberali e conservatori, ha citato il caso del Canada, che negli anni 90 applicò tagli di analoga entità. Secondo l'opinione corrente, quei tagli contribuirono a trasformare il forte deficit del paese nordamericano in surplus, favorendo al contempo la crescita.

Ma la storia purtroppo non è così semplice. Come ha evidenziato Marshall Auerback del Roosevelt Institute, il Canada riuscì a compensare gli effetti negativi dell'austerità di bilancio con un incremento delle esportazioni verso gli Stati Uniti, che negli anni 90 erano in pieno boom. Ma Auerback non dice che questo boom dell'export consentì anche una svalutazione della moneta canadese rispetto a quella del principale partner commerciale, gli Stati Uniti appunto. Come illustra il grafico, quella svalutazione consentì al Canada di imporre l'austerità di bilancio senza subire una contrazione dell'economia.

La lezione per politici e funzionari delle principali economie mondiali è che anche loro, come fecero i loro colleghi canadesi, devono ridurre la spesa pubblica senza far precipitare l'economia in una nuova depressione: tutto quello che devono fare è svalutare le loro monete rispetto a… No, aspettate, è impossibile.

Vale la pena notare anche che (a differenza di oggi) le banche centrali di tutto il mondo negli anni 90 non erano incastrate in una trappola di liquidità, e questo permise alla banca del Canada di compensare i tagli alla spesa pubblica con una politica monetaria più espansiva, come dimostra il grafico.

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Tags Correlati: Canada | David Cameron | Debito pubblico | Europa | Fabio Galimberti | Fmi | James Flaherty | Jean Chrétien |

 

Fin dall'inizio della crisi finanziaria globale, alcuni osservatori (fra cui io) hanno cercato di spiegare che usare i precedenti storici per decidere quali politiche adottare è un'operazione che dev'essere fatta con molta cura.

(Traduzione di Fabio Galimberti)




Backstory - Per approfondire

Surplus canadese

In primavera, il ministro dell'Economia canadese James Flaherty ha comunicato che per l'esercizio finanziario 2011 è previsto un deficit di 54 miliardi di dollari americani, e ha reso noto un piano di spesa che punta a ridurlo a 2 miliardi entro il 2015. L'annuncio ha fatto sensazione considerando che il Paese nordamericano viene da decenni di bilancio in attivo.
Nei 25 anni dopo la seconda guerra mondiale, l'economia canadese crebbe rapidamente, consentendo una crescita della spesa pubblica in favore di infrastrutture e programmi di welfare. Negli anni 70 questa espansione economica cominciò a traballare per effetto della stagnazione degli Stati Uniti e delle altre grandi potenze economiche occidentali, con cui il Canada aveva forti legami economici. Nel 1980, il Fondo monetario internazionale indicò che il Canada aveva un debito pubblico fra i più alti (in rapporto al Pil) fra le nazioni industrializzate.
Il Governo di Ottawa affrontò il problema con una politica di stimoli interni, concentrandosi su riforme strutturali come accordi di libero scambio e modifiche alle norme tributare. Queste riforme però si dimostrarono poco efficaci. Al momento delle elezioni del 1993 il debito pubblico canadese era arrivato al 67 per cento del Pil. Gli elettori votarono il Partito liberale, con Jean Chrétien come primo ministro, con la promessa di ridurre il disavanzo federale al 3 per cento del Pil nell'arco di tre anni.
Il nuovo Governo applicò misure per tagliare la spesa, tra cui restrizioni sui trasferimenti dal Governo federale alle province. Nel 1998, il Canada era riuscito a eliminare un deficit da 42 miliardi di dollari e dal 1998 al 2009 ha registrato eccedenze di bilancio.

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