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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 11:51.
La proposta europea di "tassa" sulle banche non piace a industriali e banchieri. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, si è detta «non molto d'accordo» sull'eventuale tassa perché potrebbe trasformarsi in maggiori costi per le imprese e i risparmiatori. «Noi non siamo molto d'accordo - ha detto Marcegaglia a margine di un incontro di Confindustria a Cremona - perché è come dire: ci sarà un'altra crisi, prepariamo già i soldi per poterla pagare».
Una tassa sulle banche, secondo la leader di Confindustria «è molto facile che si trasformi in maggiori costi, commissioni per le imprese e i risparmiatori. Noi preferiamo la logica di nuove regole, di regolatori attenti. Questa sembrerebbe una soluzione migliore» perché «più tasse sulle banche passano sempre alle imprese e ai risparmiatori».
La decisione adottata ieri dal consiglio Ue di imporre una "tassa" alle banche per recuperare i fondi pubblici impiegati nei piani di salvataggio e sulle transazioni finanziarie, non piace neppure all'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo. «Penso che sia profondamente sbagliata», ha detto il numero uno del colosso bancario a margine di un convegno alla Banca d'Italia. «Penso invece che finanziarie un fondo che consenta l'intervento in situazioni di difficoltà sia una cosa opportuna, questa non sarebbe una tassa. Aggiungere invece ulteriori tasse sulle banche per finanziare deficit pubblici non mi sembra la cosa giusta. È positivo invece avere un fondo che interviene nelle situazioni di pre-insolvenza».
Parlando di questo fondo, che è l'oggetto di una proposta fatta da Unicredit a livello europeo, Profumo ha aggiunto: «Pensiamo che debba operare sotto la guida di una entità terza come ad esempio lo European Banking Authority o di un supervisore. Ma questo è molto diverso dal dire mettiamo una tassa per ripianare il debito pubblico. In Italia - ha aggiunto - ad esempio abbiamo il carico fiscale più alto per le imprese e per chi come Unicredit non ha ricevuto fondi pubblici questa nuova tassa sarebbe profondamente 'unfair'. Alle banche, da un lato, si chiede di avere più capitale e poi dall'altro si mettono nuove tasse, qualcosa non quadra».
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