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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2010 alle ore 20:09.
Tasse, innalzamento dell'età pensionabile. Salari congelati, laddove non ridotti. I paesi europei hanno iniziato una cura dimagrante per tornare a indossare il vestito disegnato nel 1993 a Maastricht. Da allora, complice l'ultima crisi finanziaria-economica, i conti pubblici si sono ingrassati e hanno sforato i paletti fissati per garantire la stabiltà (3% deficit/Pil, 60% debito/pil, tasso inflazione non superiore dell'1,5 a quello dei tre paesi più virtuosi, etc.) nell'Eurozona. Conti resi più traballanti negli ultimi mesi dopo che è scoppiato il caso Grecia e dopo i rinnovati timori sulla capacità della Spagna di onorare i propri debiti.
Così, a suon di rilanci all'insù, molti paesi hanno varato nelle ultime settimane (o si apprestano a farlo come nel caso dell'Inghilterra che domani, martedì, dovrebbe approvare una manovra da 6 miliardi di sterline) imponenti manovre correttive, spalmate nel medio periodo. Un'operazione coordinata di austerity senza precedenti.
Parigi allunga l'età pensionabile. Il budget più corposo è, al momento, quello stanziato dalla Francia che per far quadrare i conti pubblici ha bisogno di 100 miliardi entro il 2013, come conferma l'edizione di oggi, lunedì, de Le Figaro. Allo Stesso tempo Claude Guéant, consigliere del presidente Nicolas Sarkozy, ha confidato al Financial Times che entro l'autunno potrebbero arrivare nuove misure per far rientrare, entro il 2013, il deficit pubblico al 3% del Pil.
Intanto è stato rotto il tabù dei 60 anni di età per il pensionamento, introdotto nel 1983 dall'allora presidente della repubblica François Mitterrand. La novità prevede l'innalzamento dell'età legale di pensionamento a 62 anni dal 2018, con aumento di 4 mesi ogni anno per i nati dopo il 1951. La norma si applica anche ai dipendenti pubblici, ovvero alla maggioranza. dei dipendenti. Aumentano anche le tasse, con l'imposta sui redditi innalzata dal 40 al 41 per cento.
Dalla Germania anche una tassa sui voli. Maxi-manovra anche per la Germania che ha predisposto un pacchetto di austerity da 80 miliardi in 4 anni. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha corretto in corsa il tiro aumentando di 20 miliardi la posta inizialmente decisa di 60 miliardi. Il pacchetto, tra i più onerosi del dopoguerra, prevede tagli strutturali al bilancio nel 2011 di 11,1 miliardi di euro. I risparmi totali salgono poi progressivamente a 17,1 miliardi nel 2012, 25,7 miliardi nel 2013 e 32,4 miliardi nel 2014. L'obiettivo è riportare il deficit pubblico sotto al 3% del prodotto interno lordo entro il 2013, dall'attuale 5 per cento. «Siamo di fronte a una sfida senza precedenti, abbiamo il dovere di rimettere i conti pubblici e quindi il futuro della nazione in piedi sulle sue gambe», le parole usate dalla Merkel il 7 giugno, dopo l'approvazione della manovra. Tra le iniziative, l'introduzione sul fronte fiscale di una speciale imposta sulle attività bancarie. I produttori di energia nucleare dovranno anche loro sottostarsi a una nuova tassa. Non sono previste (per ora) nuove imposte sul reddito o sul valore aggiunto. I risparmi colpiscono anche la funzione pubblica, con un calo dello stipendio del 2,5% e un taglio di 10-15 mila posti di lavoro da qui al 2014. Ma anche una nuova "imposta ecologica" sul traffico aereo, che dovrebbe comportare un aumento dei prezzi medi per chi vola.