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Economia Politica economica

Controlli e sanzioni nella proposta di Bruxelles per evitare nuove crisi di debito

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 20:25.

Prende forma il nuovo patto di stabilità e crescita dell'Unione europea mentre in serata Moody's mette sotto osservazione il rating della Spagna e gli indici di Wall Street accusano il colpo con perdite attorno all1 per cento . La commissione Ue ha approvato la proposta presentata dal commissario agli Affari economici, Olli Rehn,sulla governance economica e la supervisione dei bilanci pubblici. Ma bisognerà attendere almeno la fine dell'anno per vedere cambiamenti concreti, ammesso che gli stati membri riescano a mettersi d'accordo su un testo condiviso. Per ora, va preso atto che la proposta dà soddisfazione alle richieste di David Cameron che si era impegnato con il proprio parlamento a non presentare il budget ai partner prima dell'esame in patria.

Meno soddisfatto può dirsi il governo italiano che chiedeva di includere anche il debito privato nella valutazione di sostenibilità: il debito privato va tenuto presente ma per le procedure per deficit eccessivo «è il debito pubblico che alla fine viene preso in considerazione» ha detto Rehn, presentando le proposte della Commissione europea che prevedono procedure di controllo ex ante delle leggi di bilancio nazionali, ma soprattutto pesanti sanzioni economiche, fino alla perdita dei fondi comunitari.

La "cassetta degli attrezzi" per rafforzare la governance economica in Europa, come viene definita la comunicazione approvata oggi dall'esecutivo comunitario, ha tre obiettivi principali, tre "pilastri", per usare il linguaggio di Bruxelles: «rafforzare il patto di stabilità, correggere gli squilibri macroeconomici e le divergenze di competitività, lavorare per creare una cornice robusta e permanente per la gestione delle crisi». Tra settembre e ottobre sarà seguita da proposte formali e, in ogni caso, la commissione si aspetta che l'Ecofin del 13 luglio prossimo possa già confermare il lancio del cosiddetto 'semestre europeo' nel 2011.

Il 'semestre europeo' dovrebbe servire a sincronizzare le sessioni di bilancio e le politiche strutturali degli stati membri, con l'obiettivo di realizzare un coordinamento ex ante nell'Unione, proprio mentre ogni stato predispone le leggi bilancio e le riforme e non quando l'esercizio è già chiuso, come avviene oggi. Si parte a gennaio con un'indagine annuale sulla crescita elaborata dalla Commissione Ue e presentata al Parlamento. Entro aprile gli stati devono presentare alla commissione i programmi di stabilità e convergenza e i piani di riforma per l'anno successivo, per consentire all'esecutivo una valutazione simultanea per tutti i paesi. Sulla base di queste valutazioni, il Consiglio Ue approva i piani entro luglio, con eventuali orientamenti specifici per i singoli stati. Nella seconda metà dell'anno gli stati potranno completare l'iter parlamentare delle leggi di budget nazionali.

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Nel semestre, gli stati membri non dovranno portare a Bruxelles leggi di bilancio in piena regola, precisa la Commissione, prima che siano presentate ai rispettivi parlamenti. Una concessione importante alla posizione intransigente del premier britannico David Cameron. Potranno limitarsi a fornire aggiornamenti sui conti dell'anno in corso, lo scenario macro alla base delle previsioni di bilancio, indicazioni concrete sui piani per il bilancio dell'anno successivo, una descrizione delle politiche previste e le proiezioni a medio termine delle principali variabili.

Per rafforzare la sorveglianza macro-economica e individuare meglio gli squilibri, la Commissione propone una classifica a punti, composta da indicatori economici e finanziari, ed effettuerà approfondite analisi-paese, adottando - se necessario - raccomandazioni specifiche per raddrizzare eventuali squilibri. Se tali squilibri saranno ritenuti di "natura seria", scatterà lo strumento correttivo e lo stato membro in questione viene messo in posizione "di squilibrio eccessivo", con conseguenti dettagliate raccomandazioni sulla cui applicazione il governo interessato dovrà riferire all'Ecofin e all'Eurogruppo.

Una procedura analoga sarà utilizzata per tenere sotto controllo la coerenza delle riforme strutturali nazionali con gli obiettivi dell'agenda Europe 2020 (occupazione, inclusione sociale, ricerca e innovazione, istruzione, energia e cambiamento climatico).

Il debito pubblico farà la differenza
«Anticipare, individuare e correggere» sono le parole chiave della sorveglianza sui bilanci
nazionali, basata su un «benchmark numerico integrato con valutazioni di tipo economico». Se il ritmo di riduzione del debito non sarà conforme al benchmark, il paese in questione potrà essere sottoposto alla procedura di "deficit eccessivo", già prevista dalla versione attuale del patto. Su questo punto il governo italiano si era speso al consiglio europeo del 17 luglio perché si tenesse conto della sostenibilità complessiva dei livelli di indebitamento di ciascun paese, compreso quindi il debito privato. Il documento approvato oggi, lascia un piccolo margine di indeterminatezza quando parla di "valutazioni di tipo economico". Il commissario Rehn è stato più esplicito: «È necessario considerare» aspetti del debito privato che possono avere un impatto sull'indebitamento pubblico, ha riconosciuto il commissario, «ma bisogna mantenere una distinzione fra debito privato e debito pubblico: è quest'ultimo che alla fine viene preso in considerazione nel quadro delle procedure per deficit pubblico eccessivo».

Per dare un giudizio economico equilibrato su ogni paese, dunque, verranno soppesati anche il livello e l'andamento del debito privato, oltre alla valuta del debito, all'esposizione delle istituzioni finanziarie e allle spese implicite future legate all'invecchiamento della popolazione. Ma il debito pubblico farà la differenza. Da registrare che, intervistato da Sky, Rehn ha definito «un'esagerazione» considerare l'Italia un paese a rischio. La manovra italiana «va nella giusta direzione» ma la Commissione è «preoccupata per il livello del debito pubblico».

Condizione essenziale perché il meccanismo del nuovo patto di stabilità funzioni, secondo al commissione è che gli ordinamenti nazionali facciano proprie le nuove regole e i nuovi principi. Perciò proporrà alcuni "requisiti minimi" a cui il quadro di bilancio nazionale dovrà adeguarsi per assicurare il rispetto del trattato.

Le sanzioni, infine, potranno scattare anche in via preventiva o nelle fasi iniziali della procedura di sorveglianza. Agli stati della zona euro che non saranno abbastanza solleciti nel risanare i conti potrà essere imposta la costituzione temporanea di un deposito fruttifero. Ma lo strumento "correttivo" più severo nelle mani delle istituzioni europee potrebbe diventare l'uso del bilancio comunitario: i paesi che non rispetteranno il nuovo patto di stabilità mettono a rischio i fondi per la coesione sociale, per l'agricoltura e la pesca. Si va dalla sospensione dell'erogazione dei fondi qualora emergesse una posizione di deficit eccessivo, per arrivare alla cancellazione definitiva nel caso in cui lo stato in questione non si adeguasse alle raccomandazioni per risanare i conti. In ogni caso, i beneficiari finali non perderebbero il diritto a ricevere i fondi che sarebbero a carico del bilancio statale.

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