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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 18:12.
Il cammino è ancora lungo, ma rispetto al passato, quando gli incidenti sul lavoro venivano spesso vissuti come inevitabili disgrazie, è possibile affermare senz'altro che oggi la tutela della salute dei lavoratori è entrata a far parte a pieno titolo dell'agenda del paese e delle politiche aziendali.
Il dolore e la commozione nati intorno a tragedie come il rogo all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, quando nel dicembre 2007 morirono sette operai, hanno contribuito a creare un'attenzione costante al tema della prevenzione e un clima favorevole a un riordino del quadro normativo.
Una riforma in due tappe
Con la riforma varata tra il 2008 (il decreto legislativo n. 81 approvato dal governo Prodi) e il 2009 (il decreto "correttivo" n. 106 del governo Berlusconi), l'Italia si è dotata di un apparato di regole moderne e, ci si augura, efficaci per ridurre il numero, in ogni caso troppo alto, di decessi. Nel primo semestre 2009 sono morti 490 lavoratori, mentre gli infortuni registrati dall'Inail (che tra qualche giorno fornirà le cifre definitive) sono stati poco meno di 400mila. Rispetto al 2008 gli incidenti sono in calo del 10 per cento. Una tendenza positiva in atto da alcuni anni, che sconta però gli incidenti non denunciati e la contrazione della manodopera a causa della crisi.
Il governo Berlusconi lo scorso anno è intervenuto sul testo unico per superarne gli aspetti più formalistici. Se è stata ribadita la necessità di valutare tutti i rischi per i dipendenti, è stata semplificata la procedura per la redazione del relativo documento. Le imprese, specie se piccole e medie, pur essendo tenute a elaborare il documento completo e ad aggiornarlo, potranno evitare di andare dal notaio o di munirsi di posta elettronica certificata, perché per provarne la «data certa» basterà la firma di tutti i protagonisti della sicurezza aziendale (datore di lavoro, rappresentante dei lavoratori, medico competente, responsabile del servizio di prevenzione e protezione). Con il correttivo sono state inoltre riviste le sanzioni per proporzionarle meglio alle infrazioni, e potenziate le misure di prevenzione e formazione.
Riabilitazione e assistenza
Sono state anche integrate le attività del servizio sanitario nazionale e dell'Inail finalizzate all'assistenza e alla riabilitazione dei lavoratori vittime di infortuni. I soli costi sociali da infortuni sul lavoro (per sostegno alle famiglie delle vittime e per la riabilitazione) sono stati quantificati nel "Rapporto Inail 2007" in 45 miliardi di euro (il 3,21% del Pil). «L'inclusione dell'assistenza riabilitativa non ospedaliera tra le nostre prestazioni – spiega Marco Fabio Sartori, presidente/commissario straordinario dell'Inail – ha molti benefici. Se, da una parte, chi si è infortunato potrà contare su un'azione più tempestiva nel recupero della propria salute, dall'altra il sistema produttivo potrà ricavare beneficio da un più rapido reinserimento di chi si è stato vittima di un incidente e dall'alleggerimento dei costi prodotto dalla riduzione dei postumi permanenti indennizzabili».