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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 11:36.
Cinque persone muoiono ogni giorno in Italia per infortuni sul lavoro e meno di uno di questi cinque incidenti mortali viene attribuito a cause diverse da disattenzioni o errori delle imprese o degli stessi infortunati.
Gli incidenti sul lavoro nel nostro paese sono circa 875mila l'anno (il 90% di questi nell'industria e nei servizi) e i costi sociali del fenomeno assommano a oltre 45 miliardi di euro. Una recente ricerca Osha, l'agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, indica che il 45% degli italiani pensa che i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro siano peggiorati negli ultimi cinque anni, mentre il 70% pensa addirittura che la crisi economica abbia peggiorato questa già preoccupante situazione.
È peraltro riscontrato sul campo che un approccio di politica aziendale improntato al rigoroso rispetto della normativa, di natura prevalentemente tecnica, non è affatto sufficiente al raggiungimento di risultati efficaci, a cominciare dalla diminuzione del numero di infortuni. Questo pur in presenza di un frequente richiamo sul tema da parte delle istituzioni e di una crescente attenzione da parte dell'opinione pubblica, dei sindacati, delle imprese e delle istituzioni.
Una svolta culturale
La sola risposta sensata a questa emergenza nazionale, è che occorre influire soprattutto sulla cultura, sulla mentalità e sui comportamenti di tutte le persone in azienda, a partire proprio dalla sua leadership. Qualche cosa si comincia a intravedere: alcune aziende (ad esempio Enel, Tenaris, Fiat, Italcementi) svolgono opera di sensibilizzazione dei quadri dirigenti verso il tema della cultura della sicurezza e, talvolta, arrivano perfino a collocare la questione fra le priorità strategiche. Forse questo accade anche perché la qualità degli investimenti in cultura della sicurezza inizia ad assumere rilievo nella valutazione della sostenibilità e nella responsabilità sociale delle imprese anche da parte degli analisti finanziari. Da qualche tempo, ad esempio, il Dow jones sustainability index cita la cultura della sicurezza dell'impresa fra gli indicatori più rilevanti per valutarne la responsabilità.
Alcune grandi multinazionali come Dupont o 3M, sviluppano un'offerta di servizi e di consulenza orientata, almeno in parte, alla sensibilizzazione, alla creazione e alla condivisione di una cultura della sicurezza nel management e nei quadri dirigenti. Così si assiste oggi anche a un risveglio di offerta da parte della consulenza di direzione, che fino a pochi anni fa considerava la sicurezza sul lavoro un settore poco interessante poiché le aziende la interpretavano in larga parte come mera applicazione delle normative.