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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 16:02.
Fare impresa vuol dire fronteggiare continuamente una scelta tra cambiamento e tradizione. Scelta difficile. Ma dal compierla, e dal compierla nel momento giusto, spesso dipende il futuro prossimo o remoto dell'azienda e delle persone che vi lavorano.
Un sapiente mix tra tradizione e cambiamento è tra gli ingredienti che hanno determinato l'affermazione dei prodotti italiani nel mondo. «Fatto in Italia» ancora oggi è un tratto distintivo che, da decenni, richiama immediatamente la qualità. Abbiamo un capitale inestimabile di tradizione e di saper fare. Ma senza gli opportuni innesti di innovazione persino un capitale di questa portata rischia di disperdersi.
Per questo sostenere le imprese nel fare innovazione è importante, e lo è ancora di più in questa fase critica sul versante della competizione internazionale e sul mercato interno, per non parlare delle questioni legate a credito e finanza. Se vogliamo conservare ed accrescere il nostro capitale non bisogna ripiegarsi ma investire. Rilanciare.
Oggi l'impresa che vuole andare avanti deve operare su un doppio fronte: da una parte, la competitività e l'innovazione di prodotto, che consente di conquistare nuovi mercati. Dall'altra, l'ottimizzazione interna, l'innovazione organizzativa e di processo, il conseguente risparmio, che libera risorse per nuovi investimenti. Preparare adeguatamente i lavoratori è condizione indispensabile al raggiungimento di questi obiettivi. Quello che fa Fondimpresa, da sempre, è sostenere le imprese offrendo la possibilità di fare la formazione necessaria a progredire, senza gravare sui loro bilanci, oggi messi a dura prova dalla crisi. In questo difficile 2010, questa possibilità viene offerta anche ai lavoratori che si ritrovano fuori da un contesto aziendale e hanno diritto a nuove opportunità da costruire tramite percorsi formativi contestualizzati al loro territorio e alle sue reali prospettive, con una precisa responsabilità delle parti sociali.
L'obiettivo di sostenere imprese e lavoratori colpiti dalla crisi si affianca all'attenzione costante alle esigenze emergenti e quindi ai nuovi fabbisogni formativi. La formazione sulle materie legate all'ambiente è un perfetto paradigma dell'attuale quadro imprenditoriale, tra adozione del nuovo e rinnovamento dell'esistente. Il percorso avviato dal nostro Paese sulla green economy segue due direttrici principali: lo sviluppo di alcuni settori inediti (primo tra tutti, le energie non tradizionali) e la riconversione in chiave eco-sostenibile dei comparti tradizionali legati al manifatturiero. Attualmente si può parlare soprattutto di casi di eccellenza, che devono essere promossi e incentivati. Il settore della ceramica, fortemente colpito dalla recessione, è stato tra i primi a sperimentare la via verde con la realizzazione della prima piastrella fotovoltaica, in grado di trasformare la luce in energia elettrica. Una nuova branca, la clean tech, sta realizzando propulsori e propellenti "puliti".