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Economia Politica economica

La trasparenza degli stress test preoccupa alcuni banchieri. Ecco le prime previsioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2010 alle ore 20:14.

«Senza trasparenza l'esercizio degli stress test europei rischia di perdere credibilità». Potrebbe essere «pericoloso pubblicare i risultati senza indicare la procedura completa con cui gli stress test sono stati effettuati». E poi: «Il tema non è se una banca supererà stress test. È che i mercati si troveranno a confrontare coefficienti patrimoniali calcolati in modi diversi». Così la pensano alcuni membri dei cda di quattro grandi banche europee - in Francia, Germania e Regno Unito - interpellati dal Financial Times.

Insomma, a pochi giorni dalla pubblicazione dei risultati degli stress test - coordinati dal Committee of european banking supervisors (Cebs) che alle 18 di venerdì 23 luglio renderà noti i risultati condotti su 91 banche europee di cui 5 italiane, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Ubi banca, Mps e Banco popolare - molti addetti ai lavori non sono pienamente convinti dell'efficacia degli stress test.

Preoccupa in particolare la trasparenza dei risultati, che potrebbero essere viziati dal fatto che inevitabilmente si dovranno ponderare dati calcolati secondo sistemi e normative differenti. Con il rischio - lamentano gli addetti ai lavori - che i mercati possano mal interpretare i dati.

In sostanza, i criteri di base definiti per stress test - arrivati a un anno di distanza dall'esperimento statunitense e pensati per fare chiarezza (e quindi aumentare il livello di fiducia) sullo stato di salute dei bilanci delle banche europee chiamate a rimborsare 1300 miliardi di dollari di debiti entro il 2012 - non mettono tutti d'accordo. Questo nonostante il livello di coordinamento, secondo quanto fa sapere Banca d'Italia, è massimo, proprio al fine di garantire la comparabilità dei risultati: dunque lavorano insieme il Cebs, la Bce e le singole autorità di vigilanza nazionale.

E intanto arrivano le prime indicazioni. Tra i 91 istituti sotto esame c'è già, a quanto pare, una certezza. La tedesca Hypo real estate - nazionalizzata nel bel mezzo della crisi subprime dal governo tedesco con aiuti di circa 100 miliardi di euro - non supererà il banco di prova degli stress test. Secondo fonti vicine al dossier l'istituto avrebbe bisogno di 2 miliardi di euro per poter raggiungere un core tier 1 del 6%, la soglia minima fissata per ottenere il nullaosta degli stress test. Hypo Real Estate possiede 39,2 miliardi di euro in titoli di Stato portoghesi, italiani, irlandesi, greci e spagnoli e ha prestato 40 miliardi di euro ad autorità locali, istituzioni finanziarie e società sottoposte a controllo statale negli stessi paesi.

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La notizia, tuttavia, non preoccupa più di tanto. Secondo un banchiere d'investimento vicino alle istituzioni finanziarie tedesche, la bocciatura di Hypo real estate avrebbe un impatto limitato sul sistema bancario della Germania dal momento che l'istituto, già nazionalizzato, ha avviato un piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione.

Sempre restando in tema di indiscrezioni secondo il quotidiano francese Le Monde non ci saranno problemi per i primi quattro grandi gruppi transalpini. Il giornale indica infatti che Bnp-Paribas, Société Générale, Credit Agricole e Bpce nonché la banca franco-belga Dexia hanno «superato con successo l'esame» degli stress test.

Non sono d'accordo gli analisti di Nomura che collocano Société Générale nel gruppo di 16 banche (fra queste anche National Bank of Greece, Piraeus Bank, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, e Deutsche Postbank) che hanno bisogno di rafforzare il proprio capitale. Gli esperti della banca giapponese criticano, in generale, l'impianto degli stress test che dovrebbe "bocciare" una decina di banche circa spingendole a chiedere capitali aggiuntivi per 30 miliardi di euro, meno della metà - secondo l'analista Jon Peace di Nomura - dei 75 miliardi di euro (97 miliardi di dollari) necessari.

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