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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2010 alle ore 18:56.
Sì della Camera alla fiducia alla manovra di Tremonti. I voti favorevoli sono stati 329, i contrari 275. Era presente al voto anche il premier, Silvio Berlusconi. Il decreto legge vale 25,068 miliardi, nel biennio 2011-2012 e, secondo i tecnici di Montecitorio, le entrate contribuiranno per circa 10,5 miliardi, mentre le minori spese per 14,5 miliardi. Giovedì è previsto il voto finale e poi rapidamente la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale».
Resta però una scia di polemiche sulle questioni irrisolte. Fuori da Montecitorio, è in corso la protesta della Cgil contro la manovra, che viene bocciata su tutta la linea. In particolare, il sindacato di Corso d'Italia, a Roma, che ha portato in piazza un centinaio di lavoratori, ha contestato il ricorso al voto di fiducia, giudicato «un atto di debolezza e di arroganza del governo». Particolarmente dure le critiche sui provvedimenti che riguardano il sistema pensionistico, definiti «una vera e propria manomissione».
In mattinata, da registrare anche l'intervento del direttore delle Entrate, Attilio Befera, che aveva evidenziato come i provvedimenti di attuazione delle norme fiscali contenute nella manovra saranno emanati «a settembre». Un tempo ritenuto sufficiente, visto che, ha aggiunto Befera, che le norme fiscali «produrranno i previsti effetti di gettito dal 2011».
Tra i punti critici della manovra, c'è anche la norma troppo rigida nei confronti delle istituzioni culturali. Secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la disposizione va cambiata, perché mette a rischio le attività espositive dei musei di Roma come Macro e Maxxi. La modifica, ha aggiunto Alemanno, non si potrà fare con la manovra perché blindata dalla fiducia. «Lo faremo dopo - ha detto - in collaborazione con il ministro dei Beni cultuarali Sandro Bondi». Federcultura intanto ha stimato una perdita per il settore, legata ai tagli della manovra, pari a circa 1,1 miliardi di euro e ha annunciato per settembre iniziative «eclatanti».
Guarda invece alla finanziaria d'autunno il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo per rimpinguare i fondi per i parchi nazionali, che passeranno dai 54 milioni del 2010 ai circa 30, nel 2011, per effetto del taglio del 50% previsto nella manovra per i contributi ordinari degli enti pubblici in cui rientrano anche gli enti parco. Trenta milioni di euro circa che, secondo il ministero dell'Ambiente, non basteranno comunque e servirà un'integrazione».