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Tremonti: «Dire che bisogna imitare la Germania è roba da bambini»

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2010 alle ore 14:08.

Cernobbio – In Italia non c'è un'emergenza autunnale ma c'è un'emergenza diversa, l'esigenza di individuare un programma di riforme per i prossimi dieci anni, per stabilire cosa fare per la crescita e la competitività, per il bene del paese: dalla semplificazione delle regole alle dimensioni delle imprese, dal Sud alle reti, dal nucleare agli investimenti in opere pubbliche e infrastrutture. E non solo: tutti potranno e dovranno contribuire con idee e proposte. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nel suo intervento di chiusura oggi alla tre-giorni di "The European House – Ambrosetti a Cernobbio", ha rivolto un appello al paese, esteso in particolare alla classe politica, per un dibattito sul futuro dell'Italia dai toni più seri. «La mia richiesta a tutti è di serietà, anche da parte dei politici».

L'Italia però dovrà imparare a muoversi all'interno di un contesto europeo totalmente nuovo, dove è iniziata «la fine delle politiche national oriented». L'Europa è profodamente cambiata dopo la crisi della Grecia della scorsa primavera e ora, ha sottolineato Tremonti nelle prime note del suo discorso, è in atto una «colossale devoluzione dei poteri nazionali» verso un organo esterno europeo. Le politiche economiche e di bilancio non saranno più giuste o sbagliate a livello nazionale ma saranno valutate se coerenti con quelle di altri paesi. «Non è più ammesso fare sviluppo con il debito pubblico», ha rimarcato il ministro annunciando che a breve entrerà in vigore il nuovo Patto di stabilità e crescita.

L 3 S di Tremonti
E ha parlato così di tre "S": «la Sorveglianza sarà non più limitata ai debiti pubblici ma anche a quelli privati e all'economia di un paese nel suo insieme». Vi saranno nuove Sanzioni «per chi sgarra», anche se su questo punto il dibattito è ancora in corso perché vi sono «resistenze forti». Non da ultimo, è stata rivista la «Sessione di bilancio che non sarà più una questione di pochi giorni a Bruxelles ma un processo più intenso».

Messa a punto la politica di bilancio, all'interno di questa nuova cornice europea, l'Italia deve concentrarsi ora sul suo contributo al nuovo programma di riforme, un rilancio del patto di Lisbona. Ed è a questo riguardo che Tremonti è entrato in polemica con il livello di dibattito in Italia. Che non trova serio. Esortando il paese a dimostrare di «essere all'altezza del tempo che non è semplice», ha ironizzato sul fatto che un giorno «l'emergenza è finita», il giorno seguente «l'emergenza continua». La realtà non è così. Ha quasi ridicolizzato il dibattito sulla necessità di un ministro per lo sviluppo quando invece bisognerebbe concentrarsi sulla politica industriale, senza la quale è irrilevante se ci sia o meno un ministro.

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Tags Correlati: Cernobbio | Germania | Giulio Tremonti | Italia | Mario Draghi | Politica | Politica economica | Società dell'informazione | Sud

 

La polemica con Draghi
Anche sulle proposte di modello che l'Italia dovrebbe seguire, se quello tedesco oppure no, il numero uno di via Venti Settembre è sceso in campo ma con una battuta: «dire facciamo come la Germania è una cosa da bambini, è retorica», ha affermato polemico, precisando successivamente di non aver voluto fare «nessun attacco o allusione, semplicemente un richiamo alla realtà e al buon senso». «Abbandoniamo il modello inglese», è tornato alla carica, «ma quando mai abbiamo adottato il modello inglese?», ha domandato alla platea che gli ha risposto con una sonora risata divertita. A Tremonti preme di più una scelta tra un modello trainato dalle esportazioni, come anche quello tedesco, e il modello Delors, puntato sulle opere pubbliche, sulle infrastrutture finanziate con debito europeo, un modello che Tremonti ha definito «più equilibrato con investimenti pubblici in ricerca, difesa, ambiente, infrastrutture» e tanti altri settori.

Ecco allora che per il numero uno di via venti settembre è giunto il momento per l'Italia di elaborare un programma di riforme per i prossimi dieci anni, «dieci anni è il tempo di questo Governo». Idee e proposte andanno discusse «da una più ampia base possibile». Basta con l'atteggiamento da guelfi e ghibellini che porta a non avanzare «la proposta giusta per non avvantaggiare il nemico». Tremonti ha quindi ripercorso gli otto punti che ha già in mente per un'agenda di riforme per il paese, «ma possono essere 18 come 4», i numeri non sono magici. Tra queste, la competizione tra giganti e la necessità della crescita dimensionale della gran parte delle imprese italiane che continuano ad avere al di sotto dei 100 addetti; le reti, la semplificazione delle regole, lo snellimento delle norme degli appalti pubblici che oggi «costano il doppio e si fanno con il doppio dei tempi», il Sud che è una questione nazionale, per il quale serve una «regia» perché la politica per il mezzogiorno finora «non è stata un grande successo». Il nucleare. E naturalmente il rapporto tra capitale e lavoro, dove è già allo studio una nuova forma di contratto.

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