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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2010 alle ore 18:49.
Sì ad un Patto per la crescita e a un nuovo sistema di relazioni sindacali, senza dimenticare, però, che in Italia il vero motore della crescita sono le piccole e medie imprese. Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, fa suo l'appello degli industriali alle forze sociali per tornare a ragionare, insieme, su un Patto che renda l'Italia più competitiva. È arrivato il momento, dice, di «un Patto per il rafforzamento del ritorno alla crescita, e soprattutto di una crescita con più occupazione».
Per raggiungere questi obiettivi serve però un Patto «che riconosca ruolo e potenzialità di quelle piccole e medie imprese e di quell'impresa diffusa che costituiscono tanta parte dell'economia reale del nostro Paese». Per far ripartire il Paese, insomma, c'è bisogno di un «impegno congiunto delle forze sociali» per arrivare a un «modello di relazioni sindacali compiutamente collaborativo». La contrattazione, quindi, deve essere «davvero funzionale al perseguimento di maggiore produttività e così al miglioramento della dinamica salariale».
Occorre però, sostiene il presidente della Confcommercio, anche un impegno delle politiche pubbliche «per il rafforzamento della detassazione del salario di risultato, per la promozione del merito e della responsabilità nella funzione pubblica, per rafforzare la dotazione infrastrutturale e il sostegno all'innovazione».
Il ragionamento della Confcommercio parte dall'analisi degli ultimi dati sulla disoccupazione dell'Istat (8,5% il dato del secondo trimestre): un dato «elevato» che ha, ovviamente, ricadute anche sui consumi e quindi sulla domanda interna e sulla crescita, osserva l'ufficio studi dell'organizzazione. Ma gli stessi dati dell'Istat, è l'analisi di Confcommercio, ci dicono che la disoccupazione è soprattutto al Sud, dove si concentra il 46,4% del dato nazionale, e tra i giovani. «Con circa 23 milioni di occupati e circa 15 milioni di inattivi, il tasso di occupazione si colloca, nel nostro Paese, intorno ad un modesto 57%», osserva Sangalli, ricordando inoltre che «la disoccupazione giovanile si colloca intorno al 27% e quella delle giovani donne del Mezzogiorno raggiunge il 40%».
Non si tratta, chiarisce Confcommercio, di «declinismo», ma di dati che «rendono chiaro come occorra fare dell'Italia una società più attiva, cioè fondata su più lavoro». Il Patto deve quindi assumere come prioritarie la grande questione generazionale e quella territoriale: «i due milioni di giovani che, nel nostro Paese, non studiano e non lavorano; il Mezzogiorno che, da otto anni, cresce meno delle altre aree d'Italia». «Ecco, ripartiamo da qui», è l'appello del presidente della Confcommercio, che indica come driver di sviluppo le «energie e le risorse dei giovani» e le «potenzialità del Mezzogiorno». Si tratta di due grandi questioni nazionali: «affrontarle e risolverle significa costruire più crescita, più occupazione, più sviluppo per l'intero Paese».