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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 16:28.
Non hanno lavoro e non hanno speranza: sono gli italiani "impantanati" nell'inattività. Non risultano come disoccupati perché hanno rinunciato a cercare un lavoro. Ma sono un numero record, come ha sottolineato anche venerdì 29 ottobre l'Istat. TRa le principali testa ed ella stampa estera lo fa notare il Times di Londra, sottolineando che il fenomeno è una conseguenza della «peggiore recessione» vissuta dall'Italia dalla Seconda guerra mondiale.
Il numero degli italiani classificati come «inattivi» è arrivato a 15 milioni in agosto, stando ai dati Istat. L'anno scorso erano inattivi circa il 37,6% degli italiani tra i 15 e i 64 anni, contro una media del 28,7% nell'eurozona, secondo le statistiche Eurostat. Il tasso di disoccupazione in Italia è dell'8,2%, al di sotto della media dell'eurozona del 10,1% e molto meno del 20% della Spagna, ma – secondo alcuni economisti - questo è perché non si tiene conto dei lavoratori «scoraggiati».
«Molti nel governo italiano dicono che l'Italia va meglio di molti altri, ma ciò è fuorviante poiché molti hanno rinunciato a cercare un lavoro», afferma Giulio Zanella dell'Università di Bologna, secondo quanto si legge sul Times. La percentuale degli italiani inattivi perché ritengono che non sia disponibile un lavoro regolare è salita dal 3% nel 1998 al 9,3% l'anno scorso. In Germania è il 2,1% e in Spagna il 4,6%, stando ai dati Eurostat..
Giovanna Altieri, responsabile dell'Ires, l'istituto di ricerca affiliato alla Cgil, sostiene che la vera cifra della disoccupazione supera il 13%, continua il quotidiano britannico. Nel Sud un abitante su due è inattivo. In gran parte sono donne (oltre il 63% sono inattive nel Meridione), molti sono giovani che non riescono a trovare il primo lavoro. E in Italia molti temono che la situazione finisca per gonfiare il sommerso, che rappresenta secondo le stime tra il 16 e il 20% dell'economia.