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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 11:51.
Ben Bernanke, "via" Washington Post, difende il piano d'acquisto da 600 miliardi in bond. «Con la disoccupazione così alta - dice - rischiamo deflazione e stagnazione». Il presidente della Fed, sotto pressione anche per la sconfitta di Obama nel mid-term, parla ai suoi, al popolo americano. Ma nella globalizzazione non ci sono solo Mr e Mrs Smith. Gli altri, i capi delle riserve statali nel lontano oriente, lo attaccano; denunciano una strategia che rende instabile la crescita dgli emerging country. In mezzo gli europei. In primis la Bank of England ( Boe) che si smarca da Bernanke "Helicopter"; a seguire Jean-Claude Trichet, da tempo critico sull'eccesso di easy money americano, ma che alla fine difende Ben: «La Fed non sta svalutando il dollaro», dice.
C'è un po' di tutto in quest'importante giornata che segna con forza le differenze tra le strategie dei grandi attori delle politiche monetarie mondiali; attori che sempre di più vanno per la loro strada, preseguendo gli interessi nazionali.
I governatori del Far East di fatto denunciano la volontà di Bernanke di svalutare il dollaro . Al di là del pocesso alle intenzioni, i numeri parlano chiaro: il baht Thailandese, nell'anno, è cresciuto di oltre l'11% contro il biglietto verde. Il coreano won è balzato del 6% mentre il peso filippino è salito dell'8 per cento. Per non parlare poi dello yen giapponese. È il risultato dei movimenti di capitale verso le economie (soprattuto degli emerging market) a più alti tassi di crescita: con i treasury Usa (a breve) a zero e, in teoria, la curva dei rendimenti che si schiaccia, gli investitori cercano lo yield, il rendimento, fuori dai paesi occidentali.
Solo che questo crea squilibri sui cambi monetari; porta volatilità sugli asset e obbliga i paesi emergenti a pensare contro-mosse per difendere le proprie economie. «Siamo preoccupati. L'allentamento quantitativo degli Usa e di altri paesi - dice la Banca centrale coreana - sposta masse monetarie verso gli emergenti». Il risultato? «Stiamo pensando - dice una fonte del ministero delle Finanze - a mosse per contrastare questo trend». Traduzione: introdurremo altre misure alla limitazione dei capitali stranieri. Non è solo la Thailandia. «Il lancio del Q2 - afferma Norma Chan, capo dell'autorità monetaria di Hong Kong - metterà pressione suoi nostri asset. Prenderemo misure specifiche per il mercato immobiliare». Anche qui: si stringe sulla circolazione dei capitali. Un'impostazione che risuona anche nelle parole di Amando Tetancgo, banchiere centrale delle Filippine: «Rimarremo vigili per monitorare la situazione». Anche perché, il paese è un "magnete" per i corporate bond.