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Marchionne: dal 2011 le assunzioni alla newco di Pomigliano, non ho mai detto di lasciare l'Italia

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 06:40.

Le assunzioni nella newco per Pomigliano d'Arco «partiranno dal 2011. Io non ho mai minacciato di lasciare l'Italia». Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, chiarendo le parole espresse a Che tempo che fa, al termine dell'incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.

Marchionneche, tra l'altro, ha incontrato questa mattina a Palazzo Chigi il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ha spiegato che sul futuro dello stabilimento campano «c'è una chiarezza assoluta, abbiamo già cominciato ad investire. C'è un accordo firmato con i sindacati, Pomigliano è un discorso chiuso: la macchina partirà l'anno prossimo». A chi chiedeva se lo stabilimento campano assorbirà tutti i 4.800 lavoratori, Marchionne ha replicato: «So che il volume di Panda che stiamo trasferendo a Pomigliano è sufficiente per assorbire il numero degli organici di Pomigliano». Lae assunzioni partiranno «probabilmente dal 2011. Ci sarà una salita graduale». E in merito all'utilizzo della cassa integrazione in deroga, Marchionne ha osservato: «Noi paghiamo tante tasse - ha replicato rispondendo a chi rilevava che la Fiat dice di non prendere aiuti dallo Stato - paghiamo l'Irpef, non mi faccia fare lo stesso discorso da anni».

Basta incentivi. Il ministro Romani ha riferito che «Marchionne non ha chiesto niente, non vuole incentivi perché non crede in un mercato dopato, quindi escludo ci possano essere altri incentivi». Per il ministro dello sviluppo «è stato un incontro molto importante, il nostro Paese ha una straordinaria occasione industriale: 20 miliardi di investimenti da una grande industria italiana, oggi una multinazionale». Secondo Romani, il piano Fabbrica Italia «è un'opportunità che il Sistema Italia non può permettersi di perdere». Così secondo il ministro «da oggi può iniziare quel percorso che anche Marchionne ha auspicato».

Proprio ieri è stato firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl (ma non dalla Fiom) l'accordo al ministero del Lavoro sull'erogazione di 8 mesi di cassa integrazione in deroga che interessa 4.812 lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano. A pochi giorni dalla scadenza del 14 novembre del trattamento di cig nel sito campano è stata accolta la richiesta della Fiat, con il nuovo regime che entrerà in vigore dal 15 novembre. Per assicurare tempi rapidi nell'erogazione dell'indennità, la cig in deroga sarà anticipata dalla Fiat.

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Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha garantito che «ci sarà sostanzialmente continuità nell'erogazione dei trattamenti di protezione del reddito», e a chi gli chiedeva perchè si faccia ricorso alla Cig in deroga invece che alla cassa straordinaria per ristrutturazione – come previsto dal punto 9 dell'accordo separato dell'8 giugno che faceva riferimento alla Cigs per 24 mesi – ha risposto: «Siamo in presenza di una nuova società. Quello che conta è la sostanza: l'investimento si fa, il reddito dei lavoratori viene protetto». L'operazione, infatti, è propedeutica all'avvio dell'investimento per la newco Fabbrica italiana di Pomigliano.

«Non abbiamo firmato l'intesa perché pensiamo che Fiat abbia a disposizione altri ammortizzatori sociali» ha detto il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, che giudica «insufficienti le garanzie dal punto di vista del mantenimento dell'occupazione», citando il testo del verbale «che parla di saturazione di manodopera, un termine sufficientemente ambiguo, mentre esplicito sarebbe stato l'impegno, messo nero su bianco sul trasferimento e l'assunzione di tutti i lavoratori». Per Airaudo «non c'è alcuna garanzia esplicita su cosa succederà dopo gli otto mesi di Cig in deroga», c'è il rischio di «una soluzione tipo Alitalia con una bad company e, quindi, di un non passaggio di tutti i lavoratori e di tutte le attività».

Al contrario, per Fim e Uilm, la cassa integrazione in deroga per lo stabilimento Fiat di Pomigliano è «l'unico strumento per garantire tutti i lavoratori». Secondo Bruno Vitali (Fim) «serve a dare un reddito ai lavoratori in attesa di essere riassunti tutti gradualmente nella Newco a partire dal prossimo anno». Anche per Eros Panicali (Uilm) si tratta «dell'unico strumento per tutelare i 4.800 lavoratori e dare continuità in questi otto mesi in attesa che tutti passino alla nuova società». Aggiunge la Fismic «i lavoratori di Pomigliano stiano tranquilli, saranno tutti ricollocati». Ma la frattura con la Fiom si estende da Pomigliano a Mirafiori, dopo che ieri l'assemblea dei delegati Fim, Uilm e Fismic che si è svolta a Torino ha deciso che non intendono organizzare assemblee unitarie con la Fiom, perchè «ormai sono diventate una corrida». I tre sindacati preferiscono contattare i lavoratori singolarmente e proporre un questionario sui temi (turni e straordinari) oggetto della trattativa con l'azienda.

Chiedono alla Fiat di aprire rapidamente il negoziato sui nuovi modelli che saranno assegnati al sito torinese, dicendosi convinti sostenitori delle auto di gamma medio-alta che «garantiscono margini maggiori». Intanto la Fiom di Chieti ha effettuato un'analisi dei bilanci 2008-2009 della Sevel spa che «smentiscono quanto affermato dall'ad Sergio Marchionne, secondo cui Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l'Italia». Secondo questo studio «la Fiat realizza nel 2008 un utile operativo netto di 56.516.308 di euro e, nel 2009, nonostante un calo di fatturato di oltre 1.700.000.000 di euro, realizza un utile operativo netto di 2.737.601 di euro». Nel 2010 conclude l'analisi della Fiom «è certo che la Fiat in Sevel avrà un aumento di produzione di circa il 40% e quindi si deduce che anche quest'anno avrà un importante utile operativo netto».

Ieri, intanto, giornata di visite istituzionali per il presidente di FiatJohn Elkann. Oltre alla visita al Quirinale, dove è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, secondo quanto si apprende, Elkann è stato ricevuto dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Intorno all'ora di pranzo ha incontrato a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, per quasi un'ora, mentre nel primo pomeriggio ha visto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Nel corso degli incontri, sono stati illustrati i programmi del Lingotto.
(G.Pog.)

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