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Economia Politica economica

Confindustria preoccupata dal divario nei prezzi al consumo tra Italia e Paesi virtuosi Ue

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2010 alle ore 16:52.

Malgrado l'Italia abbia un'inflazione allineata alla media dell'Eurozona, preoccupa l'allargamento del divario sul fronte dei prezzi al consumo tra noi e i paesi più "virtuosi" dell'Unione monetaria, a partire dalla Germania. Lo ha sottolineato il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, nel corso di un'audizione in Senato. Da questo gap discende una "marcata" perdita di competitività e un calo del potere d'acquisto delle famiglie.

In particolare c'è una forbice tra l'Italia e gli altri Paesi dell'euroarea nelle variazioni dei prezzi al consumo al netto dell'energia e dei prodotti alimentari. Si verifica un incremento sistematicamente più elevato dei prezzi dei servizi rispetto a quelli dei beni di origine industriale, più esposti alla concorrenza internazionale. C'è una notevole perdita di competitività accumulata dall'Italia e una riduzione degli indici di redditività delle imprese italiane, dovuta all'aumento dei costi non travasato sui prezzi di vendita.

Sul fronte della perdita di competitività, Paolazzi ha parlato del balzo del Clup, il costo del lavoro per unità di prodotto (che racchiude in sè il costo del lavoro e l'efficienza con cui viene impiegato e con cui si combina con il capitale, misurata dalla produttività), su cui ha prevalentemente pesato «la dinamica lenta della produttività». Per l'intera economia italiana la dinamica della produttività nel decennio 1997-2007 è cresciuta solo dell'1% da noi, mentre negli Usa è salita del 19,4% e in Germania del 10,7 per cento. Sempre dal 1997 al 2007, in Italia il Clup per l'intera economia è salito del 21,2%, in Germania solo dello 0,4% e nella media di Eurolandia è cresciuto del 14,6 per cento. «Ciò significa - ha sottolineato Paolazzi - che rispetto alla Germania l'Italia ha perso in tale periodo oltre venti punti di competitività» e il «deterioramento è stato più rapido negli anni Duemila». Tra il 2000 e il 2007 il Clup in Italia è salito del 21,3% e in Germania si è ridotto dello 0,7 per cento. Nel 2008-2009 «le distanze negli andamenti sono rimaste significative e si sono sommate ai divari già accumulati: il Clup è aumentato del 9% in Italia, del 7,7% in Germania e del 7,6% nell'area euro».

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Paolazzi ha sottolineato che l'inflazione «è attualmente contenuta e sostanzialmente allineata a quella media dell'Eurozona. Le fluttuazioni osservate negli ultimi anni sono state analoghe a quelle registrate nel resto dell'area dell'euro. Tuttavia - ha proseguito - persiste un divario non insignificante nell'andamento dei prezzi al consumo tra Italia e i paesi più virtuosi dell'Unione monetaria (in particolare la Germania) e questo è il primo di una serie di elementi di preoccupazione e segnali da non trascurare perché, perduranti nel tempo, hanno provocato e provocheranno erosione di competitività, difficile e dolorosa da colmare in un contesto di unione monetaria». Questa erosione «a lungo andare si ripercuote sulla crescita e sull'occupazione».

Nello stesso tempo la maggiore inflazione "penalizza" il potere d'acquisto delle famiglie e in particolare le retribuzioni reali, soprattutto «nei settori esposti alla concorrenza internazionale dove più forte è la pressione a contenere gli aumenti del costo del lavoro».

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