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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 09:09.
«Non ho mai detto che avremmo fuso Fiat con Chrysler: è una delle possibilità, come la possibilità di monetizzare una parte della Ferrari e una parte della Magneti Marelli. Sono tutte cose possibili, ma non abbiamo deciso di fare niente». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat e di Chrysler, Sergio Marchionne, intervenendo a Los Angeles all'inaugurazione del Motor Village, il concessionario dei marchi Chrysler e Fiat.
«Fiat - ha proseguito il manager - ha risposto alla Consob: abbiamo detto che l'elenco delle possibilità (citate dalla nota di Morgan Stanley, ndr) sono tutte cose tecnicamente possibili, sono cose strategicamente ottenibili dalla Fiat ma non abbiamo deciso niente. È inutile che ci preoccupiamo che la Fiat vende. Non ho mai parlato della fusione con Chrysler, né di vendita di Alfa Romeo, ma sono possibiltà come quella di monetizzare una parte di Ferrari e Magneti Marelli». Alla domanda se Morgan Stanley avesse forzato la lettura dell'incontro con gli analisti di venerdì scorso, Marchionne ha risposto: «Morgan Stanley fa il suo lavoro che è quello di analizzare le alternative e cercano di forzarle, come la stampa italiana sulle cose della Fiat». Poi ancora sul destino del Biscione: «Alfa Romeo non è in vendita» ha detto l'amministratore delegato di Fiat. Ma certo «se mi offrissero un assegno da 20 miliardi mi siederei al tavolo, ci penserei».
Il Paese ha bisogno di chiarezza e di certezze e serve stabilità politica, mentre la situazione attuale «non aiuta la gestione industriale del paese». Marchionne, ha anche commentato la situazione politica in Italia. Ai giornalisti che gli domandavano della possibile crisi di governo ha risposto: «Abbiamo una crisi che è possibile? O c'è una crisi o non c'è una crisi: la mancanza di chiarezza è quello che innervosisce il mondo intero. Le persone serie queste cose non le fanno. Noi abbiamo bisogno di stabilità per fare le cose e l'instabilità non aiuta a livello di clientela, ma non aiuta neanche la gestione industriale del paese. Abbiamo bisogno di certezze».
Sull'auto ancora mesi d'inferno fino a inizio 2011. Commentando i dati sulle vendite di auto, Marchionne ha detto che «dopo la cuccagna degli incentivi» nel 2010 c'é stato un brusco calo in Italia e «ci aspettano ancora mesi di 'inferno». Secondo l'ad del Lingotto «è un mercato che sta cercando di ritrovare l'equilibrio: dopo aver drogato il mercato per 24 mesi, se si stacca la spina ritorna tutto da fare da capo. Prima di tornare ad un livello di mercato accettabile dovranno passare almeno 12 mesi di inferno: abbiamo fatto il primo trimestre di quest'anno portandoci dietro i buoni risultati del 2009, ma dopo marzo é finita la cuccagna: adesso ci facciamo 9 mesi del 2010 e i primi tre mesi del 2011 di inferno e l'instabilità politica in Europa non sta aiutando». Per l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler «é un problema europeo e non solo italiano, é una situazione non facile che va a impattare anche sull'atteggiamento dei consumatori e dei clienti. Si é visto benissimo l'impatto a livello occupazionale in Italia. A Mirafiori e altri impianti ho sempre detto che avremmo adeguato la produzione alla domanda. C'é un problema di sovracapacità produttiva - ha concluso marchionne - nessuno costruttore europeo sta guadagnando soldi».