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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 21:10.
Basta con «le liti e le beghe»: si lascino da parte i conflitti e i personalismi e si lavori per il bene del paese. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, torna a rivolgere un appello alla classe politica affinché metta da parte i continui litigi e i personalismi e si unisca e lavori per il bene del paese. «Da mesi - ha detto la numero uno degli industriali intervenendo a un convegno di Fondimpresa - la politica è concentrata sulle proprie liti e beghe, invece di occuparsi dei problemi dei cittadini e delle imprese».
Marcegaglia ha citato l'esempio delle parti sociali. Che, ha detto la leader di Viale dell'Astronomia, stanno facendo la propria parte con una "assunzione di responsabilità" su temi di interesse generale. La presidente di Confindustria ha quindi aggiunto che quel lavoro «può essere un esempio serio anche per la politica: lasciate da parte i conflitti, le singole logiche e i personalismi; unitevi e lavorate per il bene del paese e dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese». Secondo Marcegaglia al quadro economico generale, caratterizzato da una «crescita instabile», si aggiunge «l'instabilità politica». Si tratta, ha chiarito ancora la numero uno degli industriali, «di una situazione che perdurerà per certi mesi», anche se «nessuno di noi è in grado di fare previsioni».
Marcegaglia ha spiegato che «sono momenti difficilissimi» perché nella crisi «c'è un problema italiano»: l'Italia, ha osservato il presidente di Confindustria, è entrata nella fase di recessione «già in crisi e ora ne esce con un tasso di crescita inferiore». La presidente degli industriali ha pertanto sollecitato le forze politiche a unirsi così come hanno fatto le parti sociali, che «si sono unite facendo un passo indietro rispetto agli interessi che legittimamente portano avanti. Una assunzione di responsabilità per permetterci tutti insieme con una visione e logica di interesse generale del paese». La numero uno di Viale Astronomia ha poi spiegato che le parti, nel decidere posizioni comuni su sette temi (quelli individuati al tavolo che si è svolto all'Abi, ndr), si devono dare «obiettivi temporali limitati» perché «c'è bisogno di interventi veloci che impegnano noi stessi e definiscono le richieste da avanzare al governo». (Ce. Do.)