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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 alle ore 09:59.
L'integrazione tra Fiat e Chrysler porterà inevitabilmente a un gruppo multinazionale e multilocalizzato. A dirlo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi nel corso della "Telefonata" di Belpietro su Canale 5 a proposito dell'ipotesi di fusione del Lingotto con Chrysler e del trasloco a Detroit. Sul possibile spostamento del "cuore" Fiat negli Usa annunciato da Marchionne, il ministro Sacconi ha commentato: «Credo che queste affermazioni devono essere collocate nella giusta dimensione e comunque lui avrà modo di dirci e spiegarci nei prossimi giorni nell'incontro con il Governo convocato su richiesta di Berlusconi. La data non è ancora stata fissata ma credo che sarà questa settimana con lo scopo di verificare lo stato degli investimenti in Italia e le prospettive dell'integrazione tra Fiat e Chrysler. Noi da tempo auspichiamo l'integrazione di Fiat con altri soggetti a livello mondiale». Secondo il ministro «quello che conta per l 'Italia è la realizzazione degli investimenti e allo stesso tempo la possibilità, soprattutto a Torino, che si integrino con rinnovate capacità di progettazione e di stile».
Lo spostamento è un tradimento per l'Italia?
Belpietro ha chiesto se questo spostamento possa essere un tradimento all'Italia da parte di Marchionne. E Sacconi ha risposto: «se ci sarà un'integrazione, che noi auspichiamo, io credo che questo gruppo sarà inevitabilmente multilocalizzato. Con una testa negli Usa per alcuni prodotti e una testa in Europa, credo ragionevolmente in Italia, per altri prodotti e mercati». In realtà, ha concluso, «credo che ci si debba preoccupare della oggettiva evoluzione del gruppo e della capacità di realizzare prodotti apprezzati dal mercato e dalla realizzazione degli investimenti promessi in Italia. Ciò che può incardinare Fiat nel nostro paese è proprio un ambiente accogliente per questi investimenti e moderne relazioni sindacali e industriali».
Per celebrare il 17 marzo sarà trovata la formula giusta
Sacconi accoglie l'appunto del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sul 17 aprile e spiega che sarà trovata «la formula giusta per celebrare l'Unità del Paese». Il ministro infine definisce le critiche di alcuni amministratori locali al federalismo come «l'ennesimo tentativo di spallata destinato a fallire», mentre la prospettiva del voto è «poco realistica», anche se il governo «deve fare i conti con una parte, minoritaria ma aggressiva e politicizzata, della magistratura».