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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2011 alle ore 08:51.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2011 alle ore 08:51.

Insomma, ci sarà pure tutta l'innovazione nascosta e informale citata dagli antideclinisti, ma alcuni deficit strutturali sussistono. Sempre stando ai dati Efige citati nel paper della Banca d'Italia, la quota di imprese a proprietà familiare non si discosta dal resto dell'Europa: in Italia è l'85%, in Francia l'80% e in Germania addirittura il 90 per cento. Il capoazienda è un membro della famiglia nell'84% dei casi italiani, nell'84% dei casi tedeschi e nel 62% dei casi francesi. Il problema emerge quando si osserva l'assetto dirigenziale: soltanto una impresa su quattro, sia in Francia che in Germania, ha esponenti della stessa famiglia nel management. In Italia, invece, capita in due aziende su tre. E non è che il dna imprenditoriale si trasmetta meccanicamente di padre in figlio. Con buona pace della produttività presente e futura. Dunque, la fragilità dell'innovazione e il rischio di un destino buddenbrookiano per il capitalismo italiano (familiare, troppo familiare) restano nodi strutturali con cui fare i conti.
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