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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2010 alle ore 17:04.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 09:18.
Torna la paura per l’euro, ma tra le tante grida d’allarme il Financial Times invita a non disperare. In un editoriale intitolato “Benvenuta debolezza”, il quotidiano economico britannico fa notare che un euro più debole in questo momento può essere “una benedizione per l’eurozona”.
“Se la debolezza dell’euro – o la competitività dell’euro, che è la stessa cosa – persiste per un po’ di tempo, rafforzerà le esportazioni nette dei paesi dell’eurozona”. L’area della moneta unica avrà un attivo della bilancia dei pagamenti, con grande piacere della Germania.
La “debolezza” va mantenuta “in prospettiva” – afferma il Ft – poiché in base alla maggior parte degli standard, l’euro è ancora forte. “Ci sono molte debolezze nell’eurozona. Il fatto che le esportazioni diventino meno care non è una di queste”.
Considerazioni che bilanciano, almeno in parte, il tono ansioso che prevale sulla stampa internazionale e sullo stesso Financial Times. “Europa: zona pericolo” è il titolo di un’analisi di Tony Barber, da Bruxelles. Con il pacchetto di salvataggio, la moneta unica guadagna tempo, ma “con grande rischio”.
Il soccorso ha un prezzo “straordinariamente elevato”, scrive Barber: l’inversione a U della Banca centrale europea, che ha cominciato ad acquistare bond governativi, rischia di avere effetti negativi sulla credibilità della Bce nel combattere l’inflazione. E secondo alcuni economisti, per ristabilire la propria credibilità sul fronte anti-inflazione, prima o poi la Bce potrebbe alzare i tassi d’interesse. “Resta da vedere quale impatto ciò possa avere sui paesi più deboli dell’eurozona, Grecia, Portogallo e Spagna, che lottano per generare la crescita economica necessaria per abbattere i deficit di bilancio e l’eccessivo debito dei settori pubblico e privato”.
“Per salvare l’eurozona, riformate la sua governance” ammonisce l’opinionista del Ft Wolfang Munchau. A suo parere, il pacchetto di salvataggio ha ridotto le chance di un collasso dell’eurozona nei prossimi tre anni, ma le ha aumentate nei prossimi dieci anni. La riforma della governance proposta dalla Commissione europea “contiene delle buone idee”, ma “mette troppa enfasi sulla politica fiscale e non abbastanza sulla crescita”.
Quello di cui l’eurozona ha bisogno secondo Munchau, è un aumento dei consumi interni nel Nord, in particolare in Germania, e riforme del lavoro e dei mercati dei prodotti nel Sud, soprattutto in Spagna.
Quanto alla manovra correttiva in cantiere a Roma, il Ft riferisce, nella corrispondenza di Guy Dinmore, che “il voltafaccia di Berlusconi sciocca l’Italia”.
In un commento sul Telegraph, Ambrose Evans-Pritchard punta il dito sull’Unione monetaria europea: “Dimenticate la banda (di speculatori), la crisi dell’euro è stata provocata dall'Ume”. La via d’uscita dalla crisi, a suo parere, non è la politica di deflazione delle retribuzioni imposta a Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna (“e anche l’Italia sta pensando a un pacchetto di austerità”): “Ciò può portare solo a una spirale debito-deflazione”. La via d’uscita, invece, sarebbe di “compensare i tagli fiscali con lo stimolo monetario per tutto il tempo necessario”. E probabilmente non accadrà.
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