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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2010 alle ore 14:02.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 10:08.

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Quale il futuro della moneta unica? Sono tanti i report e gli studi pubblicati in questi giorni, da banche d'affari e istituzioni economiche, che passano ai raggi X gli scenari possibili riguardo la moneta unica europea. Ricerche che, seppure senza esprimerlo espressamente, sottendono sempre la stessa stessa domanda: l'euro sopravviverà? Un quesito che Il Sole24ore.com ha "girato" ad alcuni economisti ed imprenditori.

L'ottimismo "obbligato"
«Penso che l'euro ce la farà», dice Luca Paolazzi direttore del Centro studi di Confindustria. «È una strada che non può essere abbandonata», gli fa eco Paolo Bertoluzzo amministratore delegato di Vodafone Italia. «Sì, assolutamente sì - afferma Nicola Ciniero, ceo e presidente di Ibm Italia -. Non c'è alternativa alla moneta unica». Insomma, l'unità di intenti sembra esserci. Anche se, poi, differenze e sfumature non mancano.

«Pensare di rivedere il serpentone monetario dello Sme con le sue bande di oscillazione, con i suoi balzi in avanti e indietro mi farebbe pensare di essere tornato al Medioevo», dice un po' provocatoriamente Ciniero. «Se, poi, la moneta di eurolandia -spiega Paolazzi - "sparisse" i costi sarebbero enormi, forse insostenibili. La stessa Germania, dove le spinte euroscettiche sembrano forti, è consapevole che un ritorno alle valute locali sarebbe un danno per lei stessa». Come dire insomma che la ricomparsa, per esempio, della svalutazione come arma competitiva tra gli stati europei, provocherebbe danni non da poco: basti pensare all'industria automobilistica. Non sarebbe fanta-economia ipotizzare difficoltà nell'export delle quattroruote made in Germany, con il conseguente aumento della disoccupazione. Il tutto, poi, in un momento di jobless recovery, di ripresa senza occupazione.

Altro discorso, invece, sembra essere la svalutazione dell'euro in sé contro il dollaro. Un trend che è il segnale sì della sua debolezza, ma a ben vedere così fastidio potrebbe non darlo: «Una moneta unica più debole - attualmente viaggia attorno a quota 1,22 - fa aumentare la bolletta energetica, ma anche l'export, in un momento in cui questo è molto importante», fa notare il portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn. Ma questo perdere di valore della divisa unica, evidentemente, non è quello che preoccupa i manager.

Le misure di breve periodo
Il problema «è la svalutazione intesa come - spiega Bertoluzzo - leva di breve periodo: dà al singolo paese un vantaggio competitivo nell'immediato, ma non risolve i problemi di fondo. L'attuale crisi ha portato i nodi al pettine, obbligando gli stati dell'Eurozona ad uno scatto in avanti. Un importante pacchetto di misure che, tuttavia, è più focalizzato sul tappare "le falle" per evitare che la nave affondi. L'obiettivo invece deve essere la crescita, il lungo periodo».

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