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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 16:15.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2010 alle ore 10:54.

Probabilmente l’euro è ancora sopravvalutato rispetto al dollaro Usa. Per la maggior parte degli esportatori dell’eurozona il problema non è quanto scenderà l’euro, ma il rischio che risalga. Lo sostiene Paul Betts nella sua rubrica “European View” sul Financial Times, intitolata “La caduta dell'euro è un lusso che l'Europa si può permettere”.
Nella discesa della valuta europea, a suo parere, ci sono più lati positivi che negativi per l’Europa delle aziende e per i governi europei oberati dal debito. Ci sono invece più aspetti negativi per dollaro e yen. Betts cita l’Ocse, secondo cui il 10% di calo dell’euro si traduce in un punto in più di crescita per l’Europa su un periodo di 12 mesi, con poca inflazione in più, tra lo 0,5 e l’1%. Per raggiungere la parità nel potere d’acquisto, l’euro deve stare a circa 1,10 rispetto al dollaro.
I benefici immediati del calo dell’euro – si legge sul Ft - si faranno sentire nei settori del business europeo che producono beni nel Vecchio Continente, ma realizzano la maggior parte delle vendite nelle economie emergenti basate sul dollaro e negli stessi Stati Uniti. Tra i potenziali beneficiari Betts cita l’industria aerospaziale Eads con l’Airbus, i produttori di beni di lusso come Lvmh e Remy Cointreau, Luxottica ed Essilor. Invece l’azienda di articoli sportivi Adidas potrebbe essere danneggiata, poiché anche i costi di produzione sono in dollari.
Mentre sulla stampa internazionale si continua a dissertare sulle sorti dell’Europa – “Fine del sogno europeo” è il titolo di un commento di Gideon Rachman sul Financial Times – e la Bce fa colpo rivelando di avere acquistato titoli di stato per 16,5 miliardi, si diffonde il pensiero consolatorio sui vantaggi competitivi di un euro debole.
“Il calo dell'euro, un segno di debolezza ma una chance per l'economia europea”, titola il quotidiano francese Les Echos. La debolezza della moneta europea “traduce l’attuale clima di sfiducia degli investitori nei confronti del Vecchio Continente. Ma la maggior parte degli economisti la considerano una chance, poiché la competitività dell’Europa migliora”. Certo, la discesa dell’euro è “un duro colpo per l’amor proprio degli europei”, osserva Gabriel Grésillon. Ma – afferma Jean-Michel Six, economista per l’Europa di Standard & Poor’s - “è una delle poche buone notizie di questi ultimi tempi”.
Anche Le Figaro mette in evidenza i possibili vantaggi della situazione: “Il calo dell’euro potrebbe aiutare la crescita”, sottolinea un richiamo sulla homepage del suo sito web. Il deprezzamento della moneta europea ridà “meccanicamente” competitività ai prodotti europei. Un effetto “più marcato per Germania e Italia”, il cui volume di scambio al d fuori dell’eurozona è maggiore, rispetto a Spagna e Portogallo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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