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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2010 alle ore 10:45.

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È tutta da spiegare la passione degli italiani per i depositi bancari, che notoriamente rendono poco o nulla. Il tasso medio che le famiglie consumatrici spuntano dalle banche sui conti correnti a vista è dello 0,27% lordo. Quelle che hanno un saldo inferiore ai 10mila euro percepiscono appena lo 0,12%. Eppure, il 14% della ricchezza finanziaria lorda delle famiglie, pari a 513 miliardi di euro, è rappresentato da depositi a vista. Ma non sono rari i casi di risparmiatori che hanno giacenze su c/c che pesano più del 30% del loro portafoglio (si veda la lettera pubblicata a pag. 18 di Plus24 in edicola oggi).

In questo scenario, si comprende l'ansia per ottenere una maggiore remunerazione sui depositi. E le battaglie per la trasparenza delle condizioni, con il nuovo Isc su sei profili di clienti imposto da Bankitalia. In altri Paesi, dove il conto corrente bancario è correttamente considerato uno strumento di pagamento e non un investimento, il tema è assai meno sentito.
Alle banche non può che fare comodo questa preferenza delle famiglie per le alte giacenze sui conti correnti. Secondo la relazione annuale Bankitalia presentata lunedì scorso, il sistema bancario italiano trae il 73,2% delle sue passività (depositi, obbligazioni e così via) dalla raccolta al dettaglio, un valore in crescita e ampiamente superiore alla media dell'area euro (60,6%). E così gli istituti italiani hanno meno bisogno di finanziarsi sul mercato interbancario, dove i tassi sono decisamente superiori e la disponibilità di capitali soggetta a imprevedibili prosciugamenti. Il che va anche a vantaggio della stabilità del sistema, si intende. E del conto economico delle banche, che a fine 2009 – sempre secondo i dati di Bankitalia – riuscivano a spuntare un costo medio della raccolta complessiva dell'1,2%, in calo dell'1,8% rispetto a un anno prima e in ulteriore diminuzione nei primi mesi del 2010. Certo, non sarà facile mantenere a lungo questa situazione favorevole. Qualche preoccupazione sulla disponibilità di provvista Banca d'Italia l'ha avanzata riguardo al rifinanziamento dei bond bancari in scadenza il prossimo anno (come riportato sul «Sole-24 Ore» del 2 giugno), anche alla luce delle tensioni registrate sui mercati nelle ultime settimane.

Tornando al punto di vista dei risparmiatori, la scelta di lasciare molto denaro sul conto corrente (e più in generale sui depositi a vista) ha una funzione precauzionale del tutto legittima. Ma è da dimostrare l'impatto di altri fattori comportamentali come la mancanza di informazioni sulle alternative di investimento più remunerative e l'inadeguata assistenza prestata dagli istituti.
Un consulente qualificato segnalerebbe al cliente l'importanza di definire un obiettivo di saldo di conto corrente coerente con le esigenze di spesa abituali della famiglia, con la dinamica di stipendi e altri redditi, e con la propria disponibilità ad "andare in rosso". Ad alcune famiglie possono bastare 5mila euro, ad altre 30mila. Tutta la ricchezza eccedente andrebbe investita in base a un'attenta e organica pianificazione finanziaria, articolata su obiettivi di medio lungo periodo quali l'abitazione, la scuola dei figli, la pensione e così via. Sebbene i depositi bancari siano sicuri, per la solidità delle banche e l'assicurazione dall'apposito fondo interbancario, si rivelano inaffidabili sotto il profilo della capacità di proteggere i risparmi dall'inflazione, che rappresenta l'obiettivo minimo di ogni investitore.

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