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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 09:29.

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Un abisso tra un mutuo e un altro. Le differenze dei tassi praticati oggi dagli istituti di credito, tra l'opzione fisso e variabile, sono marcate. Sia che si guardi nell'orticello italiano, sia che si allarghi lo sguardo in Europa. Da quest'ultimo confronto, in particolare, emerge che i mutui a tasso fisso erogati in Italia sono più cari di 60 punti base rispetto a quelli di Francia, Germania e, in linea generale, della media dei paesi che rientrano nell'area euro. Al contrario, i prestiti ipotecari a tasso variabile sono più vantaggiosi in Italia (36 punti base).

Tasso fisso. Cominciamo dai mutui a tasso fisso. Dalle ultime indicazioni dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana - calcolate sulle base di statistiche armonizzate del sistema europeo di banche centrali e relative ai tassi applicati a maggio 2010 - è emerso che il tasso fisso applicato sui mutui in Italia si attesta intorno al 4,61%, più caro di 60 punti base rispetto alla media dei tassi applicati dalle banche dell'area euro, ovvero il 13% in più. Il che, tradotto in rate - considerando un mutuo di 150mila euro da rimborsare in 25 anni - corrisponde a un esborso mensile aggiuntivo di 50 euro. Oppure 15mila euro se si considera l'intero piano di ammortamento (ecco la tabella per consultare le differenze di rate su importi da 100mila a 300mila euro). Il maggior costo dei mutui a tasso fisso in Itaila rispetto all'area euro ha sollevato negli ultimi mesi svariate critiche da parte delle associazioni di consumatori.

L'Abi risponde alle critiche. Ma l'Abi si difende sottolineando che molto dipende dai costi di raccolta. «In Italia non ci sono strumenti simili a quelli che sono in Francia e Germania, che agevolano la raccolta sul medio-lungo termine a baso costo», spiega l'Ufficio studi dell'Associazione bancaria italiana. A ciò va aggiunto che «in alcuni paesi, in particolare in Germania, il tasso appare fisso ma in realtà è rivisto ogni pochi anni». Di conseguenza i costi di raccolta dei capitali sono inferiori rispetto a quelli che sostengono le banche italiane. Inoltre, secondo l'Abi «in Italia i tempi di recupero crediti sono nettamente più lunghi».

«Un altro fattore che risulta rilevante nello spiegare il diverso profilo dei tassi - argomenta l'Abi- è il rapporto tra l'ammontare del finanziamento e il valore della casa (loan-to-value, ndr): la maggiore rischiosità di quei finanziamenti per cui il valore della garanzia è più contenuto comporta infatti un inasprimento delle loro condizioni economiche».

Ancora, secondo l'Abi «un altro risultato saliente dello studio, riguarda l'impatto della qualità delle infrastrutture immateriali. L'inefficienza della giustizia civile risulta infatti rilevante nello spiegare il livello dei tassi: al crescere dei costi connessi con le procedure giudiziarie, necessarie per far valere il credito vantato, le condizioni economiche applicate sui mutui diventano più onerose. Infatti - continua l'Abi - le banche nel prezzarli sembrano scontare i potenziali costi da sostenere nel caso in cui il soggetto finanziato diventi inadempiente. In base all'evidenza empirica riscontrata si può stimare quale sarebbe il beneficio per i mutuatari di interventi dei policy maker europei che assicurassero un aumento dell'efficienza della giustizia. In corrispondenza dei livelli del Lussemburgo, il paese europeo più efficiente sotto tale aspetto, le condizioni applicate sul tasso fisso potrebbero significativamente migliorare. In Italia il vantaggio che ne deriverebbe sarebbe maggiore di circa 50 punti base rispetto a quello medio degli altri principali quattro paesi dell'area euro».

Se poi si pondera l'intero stock delle ultime erogazioni (l'80% è tasso variabile) nel complesso gli interessi pagati dai mutuatari italiani sono - secondo le rilevazioni Abi - inferiori a quelli dell'area euro (2,54% in Italia contro il 3,37% in Europa).

Insomma, le argomentazioni non mancano. Resta però, il fatto che un italiano che stipula un mutuo a tasso fisso a fine mese ha il conto più salato rispetto a un cugino europeo.

Tasso variabile. Diverso lo scenario se si sposta il confronto sul variabile. I tassi medi praticati a maggio in Italia si sono attestati al 2,22%, 36 punti base in meno rispetto al 2,58% dell'area europea. Un mutuo di 150mila euro da rimborsare in 25 anni costa in Italia 27 euro al mese in meno (ecco la tabella per consultare le differenze di rate su importi da 100mila a 300mila euro).

Le migliori offerte in Italia. Restando invece in Italia la differenza tra il miglior mutuo offerto oggi a tasso variabile (Tasso annuo effettivo globale del 4,75% offerto da Banco popolare, Webank, Banca popolare di Bari e Credem) e il rispettivo Taeg variabile (2% offerto da Cariparma, Ing direct e Chebanca!) è pari a 275 punti base. Ovvero 220 euro al mese di differenza per un mutuo di 150mila euro a 25 anni. A conti fatti, quindi, la soluzione a tasso variabile, in partenza, resta di gran lunga la meno esosa. Tanto più se si considera che guardando i future sull'Euribor a 3 mesi (il parametro a cui è ancorata la maggior parte dei mutui a tasso variabile stipulati in Italia) le prospettive rialziste sono moderate, complice l'andamento incerto dell'economia europea che favorisce il mantenimento di una politica espansiva della Banca centrale europea (da maggio 2009 il tasso ufficiale di riferimento fissato dalla Banca centrale europea è fermo all'1%). L'Euribor a 3 mesi (che oggi, venerdì, è stato fissato allo 0,89%) dovrebbe superare la soglia dell'1% a marzo del 2010, chiudere il 2012 all'1,61% e superare la soglia del 2% a fine 2013. L'8 ottobre 2008, data in cui l'indice a 3 mesi toccò il picco storico al 5,393%, sembra lontano anni luce.

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