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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 17:04.
La Banca centrale europea ha lasciato invariato il costo del denaro, ancorato ai minimi da quando esiste la moneta unica e fermi da maggio dello scorso anno (tasso di rifinanziamento all'1%). Confermando le attese del mercato, lo staff di macroeconomisti della banca centrale ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell'eurozona per il 2010 e il 2011. Quest'anno il pil dovrebbe crescere tra l'1,4 e l',18 per cento (+0,7/+1,3% le stime precedenti). Per l'anno prossimo il range di crescita è stato rivisto a +0,5/+2,3% da +0,2/+2,2%. Riviste lievemente al rialzo anche le previsioni d'inflazione: l'indice armonizzato dei prezzi al consumo nel 2010 è stimato a +1,5/+1,7% (da +1,4/+1,6%) e a +1,2/+2,2% da 1/2,2% per il 2011.
A parte la revisione delle previsioni di crescita, sostanzialmente preannunciata nella riunione di inizio agosto, il consiglio direttivo oggi ha in pratica confermato le posizioni espresse un mese fa quando aveva manifestano - per la prima volta dopo mesi - una visione moderatamente ottimista della situazione economia della zona euro. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet ha ribadito, come a inizio agosto, che i dati più recenti sulla congiuntura dell'Eurozona «sono più positivi del previsto» e la ripresa proseguirà anche nei prossimi mesi anche se continuerà a essere «moderata e dominata dall'incertezza» con un rallentamento previsto nella seconda parte dell'anno.
«Dopo un periodo di forte declino, l'attività economica dell'area euro è in espansione da metà 2009» ha rilevato Trichet, ricordando il +1% del secondo trimestre 2010 che «ha beneficiato della crescita globale ma anche di fattori interni temporanei». La crescita globale e il suo impatto sulle esportazioni dell'area euro - ha sottolineato Trichet - insieme ad una politica monetaria accomodante e alle misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario, continuerà a sostenere la crescita dell'area euro. I fattori di incertezza sono gli aggiustamenti di bilancio di alcuni settori industriali e le prospettive non brillanti del mercato del lavoro. Potranno incidere sull'inflazione, invece, eventuali «incrementi della fiscalità indiretta e dei prezzi amministrati superiori al previsto», dovuti alle «necessarie »manovre di aggiustamento dei conti pubblici, oltre che «all'evoluzione dei prezzi dell'energia e delle commodity».
Sul fronte della liquidità, la Bce non ha modificato l'attuale assetto «straordinario» delle aste e ha annunciato che proseguiranno «almeno fino a fine anno» e comunque «fino a quando sarà necessario» le aste a importo illimitato. In pratica fino al 18 gennaio 2011, quando si chiude cioè il dodicesimo 'maintenance period' del 2010 (arco temporale in base al quale vengono calcolati i requisiti di riserva obbligatori per le banche). La decisione di prolungare le misure straordinarie di liquidità non è presa all'unanimità mentre quella relativa al mantenimento del tasso di riferimento al livello invariato dell'1% è stata "unanime".
Il consiglio direttivo della Bce ha inoltre fissato tre aste a 3 mesi (longer-term refinancing operations) per il 28 ottobre, il 25 novembre e il 23 dicembre 2010, a tasso fisso e importo illimitato. Il tasso di queste aste sarà pari alla media delle 'main refinancing operations' nel periodo corrispondente alla durata del rifinanziamento. La Bce lancerà inotre tra aste di 'fine-tuning' in coincidenza con la scadenza delle ultime tre operazioni di rifinanziamento a 6 e 12 mesi ancora in essere: a 6 giorni il 30 settembre e l'11 novembre e a 13 giorni il 23 dicembre.
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