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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 16:36.

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Tra dazi, allentamenti quantitativi e cambi fissi ecco come e chi manipola le monete mondialiTra dazi, allentamenti quantitativi e cambi fissi ecco come e chi manipola le monete mondiali

«Il dollaro è troppo sottovalutato nei confronti di euro e yen». «Lo yuan cinese è artificiosamente sottovalutato verso il dollaro». I commenti sulla guerra delle valute (quanto piace usare metafore belliche per descrivere il mondo finanziario...) si sprecano. Quello che però, di solito, non si spiega sono le strategie usate per modificare i cambi nel mercato delle monete. Una piazza che, va ricordato, è un enorme Over the counter (cioè un mercato non regolamentato), all'interno del quale ogni giorno gli scambi raggiungono il controvalore di circa 4.000 miliardi di dollari.

Proprio queste dimensioni, superiori a quelle delle borse azionarie, inducono la domanda: chi ha la forza di influenzare o manipolare le quotazioni di una moneta?

Le banche centrali
Tra gli attori protagonisti ci sono gli istituti centrali. «Nel breve periodo - spiega Gabriele Vedani, Managing Director di Forex Capital Markets Italia- il potere di queste istituzioni è piuttosto limitato, soprattutto quando intervengono direttamente sul mercato. Basta vedere cosa è successo con la banca centrale del Giappone. La Boj ha acquistato dollari per 50 miliardi e venduto altrettanti yen». Risultato? «Per pochi giorni la moneta giapponese è scesa, poi si è subito ripresa». «In queste situazioni - fa da eco Roberto Mialich, esperto valutario di UniCredit - l'operazione ha efficacia se va nella stessa direzione in cui la quotazione si muove: contribuisce ad amplificarne gli effetti. Ben difficile, invece, riuscire a rallentare il trend o, addirittura, fermarlo». Eventualmente, solo un intervento coordinato dei diversi istituti centrali (come successo nei momenti bui della crisi) può sortire degli effetti. «Ma l'attuale concorrenza legata all'export - ricorda Mihalich - ha fatto venire meno quello spirito».

La Federal Reserve americana...
Trend is you friend. Il motto degli investitori azionari può essere, in un certo senso, applicato alle mosse di Ben Bernanke. Con l'arma dei tassi d'interesse spuntata (i Fed funds sono di fatto a zero)e un'economia che rischia la deflazione, la riserva americana sta "raschiando il fondo del barile". Come? Iniettando ulteriore liquidità nel sistema con l'allentamento quantitativo. La speranza è di tenere bassi i tassi d'interesse sul lungo periodo, far ripartire gli investimenti e, di conseguenza, anche la domanda aggregata. Un effetto indiretto di questa attività è, però, anche la svalutazione del biglietto verde. «Io non credo che la finalità della Fed sia di svalutare il dollaro - dice Vedani -. È un'arma a doppio taglio, pericolosissima: se la divisa verde si svaluta troppo diventa praticamente impossibile ripagare il debito. Questo gli Usa non possono permetterselo». Sarà pur così: molti, tuttavia, sostengono che la Fed sia ben consapevole di cosa significa annunciare un altro allentamento quantitativo e non ne sia dispiaciuta.

Ecco i passaggi. La Fed acquista titoli di Stato a lunga scadenza: da un lato, immette denaro nel mercato che dovrebbe essere usato dalle imprese; dall'altro, tiene schiacciato il rendimento dei treasury. Così facendo, però, rende poco appetibili i titoli di stato americani. «Di conseguenza, gli operatori istituzionali che devono acquistare asset volgeranno lo sguardo verso gli asset denominati, per esempio, in euro. Che, a sua volta, vedrà salire le proprie quotazioni verso il dollaro». Due piccioni (in teoria) con una fava: tento di migliorare le mia economia; creo problemi ai paesi concorrenti facendo salire le loro divise.

...e la Banca popolare cinese.
Chi invece è vero dominus sulla propria valuta è Pechino. Lo yuan è moneta non completamente convertibile; legata a un basket di divise ha una banda di oscillazione del +/- 0,5% giornaliero sulla parità con il dollaro (definita dall'ultima quotazione del giorno precedente). «Qui - dice Mialich - , aumentando o diminuendo la liquidità in circolazione, la Banca centrale cinese può, di fatto, tenere dove vuole la quotazione dello Yuan. C'è una differenza non da poco con gli altri istituti centrali».

Così come, avendo la Cina un'economia in forte crescita, c'è differenza sulla politica monetaria. La Banca popolare cinese, infatti, può sfruttarla: oggi ha annunciato di alzare il costo del denaro dello 0,25 per cento. In teoria potrebbe servire ancora di più ad attirare denari dall'estero e rafforzare, quindi, la moneta. La peculiarità della Cina, il suo essere un mercato non libero, tuttavia, ne fa una mossa con una finalità prettamente interna anti-inflazionista. E non è un caso, quindi, che lo yuan, in scia alla notizia, si deprezzi: meno liquidità interna significa oscillazione verso la parte bassa della forchetta.

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