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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 16:12.

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Pechino prepara un'ulteriore stretta monetaria. Dossier yuan al Summit del Sud est asiatico. Nella foto il Presidente sudcoreano Lee Myung-Bak (al centro) stringe le mani al Primo Ministro cinese Wen Jiabao (a destra) e al Primo Ministro giapponese Naoto Kan (a sinistra) (Afp)Pechino prepara un'ulteriore stretta monetaria. Dossier yuan al Summit del Sud est asiatico. Nella foto il Presidente sudcoreano Lee Myung-Bak (al centro) stringe le mani al Primo Ministro cinese Wen Jiabao (a destra) e al Primo Ministro giapponese Naoto Kan (a sinistra) (Afp)

La Cina introdurra ulteriori strette monetarie per raffreddare la pressione inflazionistica che si annuncia molto forte nei prossimi due anni. Lo scrive il Shanghai Securities News citando Fan Jianping, membro dello State information Center think thank governativo per la politica monetaria. L'economista si aspetta l'introduzione nuove tasse sul settore immobiliare (tra i principali fattori dell'aumento dei prezzi) e un ulteriore aumento dei tassi d'interesse dopo quello deciso lo scorso 19 ottobre.

Intanto la questione della rivalutazione dello yuan non è stata affrontata, come si aspettavano vari organi di stampa internazionali, all'Asean summit. Al vertice che in questi giorni si tiene ad Hanoi in Vietnam e che riunisce i principali paesi dell'area del sud est asiatico c'è stato un incontro bilaterale tra i ministri degli esteri di Cina e Giappone.

La questione valutaria però non è stata toccata. Una scelta dettata molto probabilmente da esigenze diplomatiche. Tra le due nazioni non corre buon sangue dopo lo scontro sulle Senkaku, isole all'estremo sud di Okinawa nel controllo di Tokyo ma rivendicate da Pechino e Taiwan. Che la situazione resti delicata lo dimostra l'annullamento, da parte di Tokyo, del vertice che avrebbe dovuto tenersi tra il capo del governo giapponese Naoto Kan e il suo omologo cinese Wen Jiabao.

Le valute di diversi paesi asiatici (Filippine, Malesia, Thailandia ma soprattutto Giappone) hanno sofferto nei mesi scorsi la politica di «rivalutazione controllata» di Pechino. I flussi di capitale dal dollaro verso le valute emergenti (a causa della politica monetaria della Federal Reserve) hanno portato soprattutto queste ultime ad apprezzarsi nei confronti del dollaro. In un anno lo yen è salito dell'11,45% rispetto al dollaro. Il tailandese bath del 10,52%, il coreano won del 5,33% mentre lo yuan è salito di appena il 2%. È chiaro come questi numeri, per dei paesi le cui economie sono trainate dalle esportazioni, hanno un certo peso.

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