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Dossier Bric

Finanza e Mercati In primo piano

Oltre l'acciaio nel regno di Severstal

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 15:20.

VOLOGDA - Se la capitale della Russia è Mosca, e non Vologda, è tutta colpa di un mattone. Vologda, terra di mercanti e monasteri, era nel cuore di Ivan il Terribile. Mentre lo zar visitava la cattedrale della città pensando di trasferirvi il proprio governo, un pezzetto di muro gli cadde quasi sulla testa. Ivan era crudele, ma anche superstizioso: impensierito dal cattivo presagio, se ne tornò di corsa al Cremlino.

Finalmente potrebbe essere venuto il momento del riscatto. Se Mosca e San Pietroburgo hanno sempre offuscato il potenziale economico delle regioni russe, le più dinamiche tra queste sostengono che una maggiore diversificazione avrebbe potuto attutire l'impatto della crisi: una crisi che ha messo addirittura in discussione l'appartenenza della Russia ai Bric, i mercati emergenti del futuro. Troppo concentrata sulle risorse naturali, troppo indietro rispetto a Brasile, India e Cina nell'attirare capitali, troppo modeste al confronto le previsioni di crescita ora che, dopo un crollo del 7,9% nel 2009, il pil russo si avvia a chiudere l'anno in aumento del 4 per cento. La via del rilancio, ripete il presidente Dmitrij Medvedev, richiede innovazione e diversificazione, la dipendenza dal petrolio «è primitiva». A Vologda sono in ascolto.

«Modernizzazione, lotta alla corruzione: le parole di Medvedev non ci sono nuove – assicura Leonid Iogman, brillante vicegovernatore della regione di Vologda – qui ci interessano tutti i capitali, siamo orientati aggressivamente all'export, cerchiamo investimenti stranieri ma siamo gente del nord, non tigri asiatiche: la crescita a cui puntiamo verrà, ma poco per volta».

Le carte per dare una prospettiva nuova all'economia russa ci sono. A metà strada tra Mosca e Pietroburgo, fin dal Medioevo Vologda è al centro delle rotte del commercio. Ha una reputazione di distretto leader nello sviluppo di economia e infrastrutture, tanto da entrare nella classifica delle 30 migliori regioni russe in cui fare business, secondo Forbes (che esclude Mosca e Pietroburgo). Ha un'amministrazione decisa a integrarsi il più possibile con il resto del mondo, ha miriadi di laghi e chiese, nonché il villaggio in cui risiede il Babbo Natale russo per incoraggiare il turismo. Ospita un Festival del cinema, dedicato ai giovani registi europei. Vologda diversifica nel nome di pizzi e burro, due tradizioni locali che stanno diventando brand da difendere come marchi "doc". Ma per il momento, il vero motore dell'economia è altrove.

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Tags Correlati: Aleksej Mordashov | Cremlino | Dmitrij Medvedev | Imprese | Ivan il Terribile | Leonid Iogman | Mosca | Severstal | Thales | Vjaceslav Pozgaljov | Vologda

 

A Cherepovets, "capitale industriale" della regione, chi dà lavoro, paga le tasse, fa il budget e contribuisce al 75% dell'export è Severstal, gigante dell'acciaio, cuore di un impero che arriva anche in Italia, dove la compagnia di Aleksej Mordashov ha il controllo – e sta negoziando il futuro – delle Acciaierie Lucchini. Old economy pura: metà Cherepovets sono fornaci, ciminiere e tubature della più grande acciaieria al mondo, colossali e impressionanti come tutto ciò che venne costruito da Stalin, nel dopoguerra. Dmitrij Balatonov, responsabile sicurezza, fa strada nel calore degli altoforni, tra i grandi rulli di acciaio pronti all'export, nella sala comandi dove l'automazione chiede la presenza di tre sole persone, anche di un piccolo acquario. Indica i contributi stranieri alla modernizzazione, tecnologie americane o tedesche, indica la strada: innovare anche nel cuore delle materie prime.

A Cherepovets sanno bene cosa significa essere monogorod, città dipendente da un'unica industria: perciò intendono essere i primi a imparare le lezioni della crisi. Nei mesi più difficili Severstal ha tagliato la produzione del 44%, licenziato 13.500 dipendenti. Ne ha riassorbiti 9.000, ideando con il governo locale iniziative volte a creare nuovi posti di lavoro. Ma la chiave – ripete il governatore Vjaceslav Pozgaljov – è investire per migliorare le possibilità tecniche dell'industria. Nuove tecnologie, nuove attrezzature, nuovi prodotti: la siderurgia – per McKinsey il settore dell'economia russa che più di altri è all'altezza dei concorrenti internazionali per produttività – inizia ora a beneficiare della ripresa dei consumi interni pilotata su prodotti a più alto valore aggiunto, obiettivo di un piano governativo anti-crisi da decine di miliardi di dollari che incoraggia la specializzazione partendo dai punti di forza tradizionali, le materie prime. Per Severstal, per esempio, la fornitura di componenti per auto a un'industria che già vede il mercato in ripresa.

«Le prime regioni che usciranno dalla crisi – aveva predetto nel 2009 il governatore di Vologda – saranno quelle che avranno investito nella produzione». Con il contributo, qui, di più di 200 compagnie straniere: la francese Thales, che con l'Industria ottico-meccanica di Vologda produce apparecchi fotografici termici Catherine per carri armati, primo caso in Russia di assemblaggio di tecnologia militare straniera; Nestlè, che ha trasferito da Pietroburgo a Vologda un impianto per la produzione di alimenti per bambini. Poi, nel 2012 sarà pronto Sheksna, parco industriale che intende accogliere progetti di sviluppo di moderne tecnologie e prodotti competitivi ad alto valore aggiunto: la risposta di Vologda alla Skolkovo che Medvedev sta fondando a Mosca per dare alla Russia la sua Silicon Valley, locomotiva della modernizzazione. Progetto ambizioso, che molti vorrebbero però più vicino all'economia reale del paese: dove avrà bisogno di punti d'appoggio come Sheksna. Tante piccole Skolkovo.

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