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Intervista a Luis Alberto Moreno: «L'America Latina batte la crisi»

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 11:59.

«Il decennio dell'America Latina». Lo slogan coniato da Luis Alberto Moreno, presidente della Banca interamericana di sviluppo (Idb), il più grande finanziatore della regione, per i prossimi dieci anni è in netto contrasto con "il decennio perduto", come lo furono gli ultimi due del secolo passato. Dalla più grave crisi dell'economia mondiale dalla Grande depressione, l'America latina è uscita a passo di carica. Il Brasile vedrà quest'anno una crescita attorno al 7,5%, il Cile all'8, il Perù al 10. Con il successo spuntano problemi di tipo nuovo: invece della scarsità di capitali dei decenni passati, afflussi massicci che rischiano di riattizzare l'inflazione, far perdere competitività e gonfiare bolle speculative.
Moreno, di recente riconfermato per un secondo quinquennio alla guida della Banca, spiega il momento felice dell'America Latina e le prospettive per le imprese italiane, dopo una serie di affollati incontri a Roma, che denotano un interesse rapidamente crescente per l'area. «Siamo a un punto di svolta nelle relazioni economiche con l'Italia», dice il banchiere.
L'America Latina, spesso vittima delle crisi passate, sembra esser uscita da questa relativamente indenne.
Bisogna ricordare cosa è avvenuto prima della crisi. Quasi tutti i paesi hanno posto le basi per la stabilità macroeconomica: conti in ordine, inflazione sotto controllo, basso debito pubblico. E i governi che hanno ottenuto questi risultati, a differenza del passato, sono molto popolari. Le politiche sociali hanno ancora tanta strada da fare, ma stanno cominciando a dare frutto. Dopo oltre 30 crisi finanziarie nella regione negli ultimi decenni, non c'è stato impatto della crisi globale attraverso il canale finanziario, solo attraverso quello commerciale per il calo degli scambi internazionali. Ma la grande domanda di materie prime dall'Asia ha dato un contributo importante alla crescita.
La regione si trova alle prese con un eccesso di capitali in entrata, tanto da dover ricorrere a controlli.
I capitali vanno verso le aree dove c'è crescita e oggi l'America Latina è una di queste. C'è il timore della creazione di bolle e di un apprezzamento troppo rapido del cambio. Credo che sia anche uno stimolo alle imprese della regione a migliorare la produttività. E questo va aiutato attraverso investimenti in ricerca e innovazione, infrastrutture e riforme del mercato del lavoro, riducendo il sommerso. Tutte aree nelle quali l'Idb è fortemente impegnata. Su queste devono esser indirizzati i capitali in entrata. L'esperienza del passato insegna che l'efficacia dei controlli sui capitali è limitata.

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Tags Correlati: America del Sud | Asia | Finanziamenti alle imprese | Idb | Intesa Sanpaolo | Luis Alberto Moreno | Roma

 

Cosa farete sul fronte delle infrastrutture?
Cerchiamo di promuovere quelle che favoriscono l'integrazione regionale, per esempio nei trasporti. L'America Latina avrà bisogno nei prossimi vent'anni di 1.300 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture, di cui 750 in energia. Il settore privato, fra cui le imprese italiane, può giocare un ruolo primario. Abbiamo firmato qui a Roma un accordo con Intesa Sanpaolo per cofinanziare progetti infrastrutturali pubblici e privati, oltre che per sostenere le Pmi italiane che vogliono investire nella regione e per finanziare l'export.
Che ruolo vede per l'Italia in una regione in cui si è affacciata con forza come investitore anche la Cina?
I grandi gruppi italiani hanno una lunga storia di successi in America Latina, non l'hanno mai abbandonata neanche durante le crisi. Oggi, vorremmo le medie imprese, le multinazionali tascabili con alto contenuto d'innovazione, come quelle meccaniche. E anche le imprese del lusso possono usare la regione come piattaforma per il mercato nordamericano, grazie ai molti accordi di libero scambio con gli Usa, che azzerano i dazi che altrimenti i vostri prodotti del made in Italy dovrebbero pagare.

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