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Boom in Brasile: 2,5 milioni di posti. Stretta sui tassi della Banca centrale

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 12:08.

Il ritorno dell'inflazione, problema che si sta diffondendo in molte economie emergenti, ha costretto ieri la Banca centrale brasiliana ad alzare i tassi d'interesse. La stretta monetaria serve anche ad affermare subito le credenziali antinflazionistiche del nuovo capo della Banca centrale, Alexandre Tombini, appena nominato dalla neo-presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, ma rischia di attrarre afflussi ancor più massicci di capitali dall'estero e quindi accentuare il forte apprezzamento del cambio, che le autorità hanno detto di voler contrastare per non far perdere competitività all'industria nazionale.

Il rialzo dei tassi, di 50 punti base, a 11,25%, potrebbe essere il primo di una serie, per contenere una dinamica dei prezzi che ha visto il 2010 chiudere con un'inflazione al 5,9% e che, secondo le aspettative degli operatori pubblicate questa settimana nel sondaggio Focus della Banca centrale, scenderà nel 2011 al 5,4%, comunque nettamente al di sopra dell'obiettivo centrale delle autorità brasiliane, del 4,5. I mercati dei future scontano aumenti dei tassi dell'2,25% entro fine anno, ma qualche economista, come Nilson Teixeira, del Credit Suisse, prevede un rialzo complessivo del 2,75%. Ai livelli attuali, i tassi brasiliani sono già, al netto dell'inflazione, i più alti nelle principali economie mondiali.

La corsa dei prezzi al consumo in Brasile viaggia ai ritmi più sostenuti degli ultimi due anni ed è solo in parte attribuita al rincaro dei prezzi delle materie prime agricole, aggravato dalle recenti alluvioni nel Sudest del paese. Qualche economista comincia già a individuare effetti sul mercato del lavoro, in seguito al boom dell'economia e dell'occupazione nel 2010. Il prodotto interno lordo è cresciuto l'anno scorso del 7,5% con la creazione di 2,5 milioni di posti. La cifra è parzialmente distorta da un cambiamento nelle statistiche ufficiali, ma il ministro del Lavoro, Carlos Lupi, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano economico "Valor" che l'economia avrebbe potuto assorbire un milione di lavoratori in più se non fosse stato per la mancanza di manodopera qualificata. Lupi ha detto di prevedere per quest'anno la creazione di altri 3 milioni di posti, anche se l'aspettativa è che l'economia rallenti al 4,3 per cento.

Al suo debutto, Tombini si è trovato di fronte al dilemma con il quale è destinato a confrontarsi per i prossimi mesi, fra lotta all'inflazione e contenimento del cambio, che è una delle priorità del nuovo governo a fronte di un avanzo commerciale che si sta riducendo rapidamente, nonostante il boom dei prezzi delle materie prime esportate dal colosso sudamericano. Dopo aver lamentato l'indebolimento del dollaro (contro il quale il real si è rivalutato quasi del 40% dal 2008 a oggi) causato dalla politica monetaria Usa, il governo brasiliano ha puntato ora la sua attenzione anche sulla Cina, dopo che nell'ultimo anno l'import da Pechino è aumentato del 61 per cento. Fonti del ministero delle Finanze hanno ipotizzato un'azione alla Wto, l'organizzazione mondiale del commercio, contro quei paesi che indeboliscono le rispettive valute, offrendo in questo modo un sussidio al proprio export. Lo yuan cinese, agganciato in larga misura al dollaro, ne ha seguito quasi del tutto la curva discendente.

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Tags Correlati: Alexandre Tombini | Brasile | Carlos Lupi | Cina | Dilma Rousseff | Focus | Inacio Lula | Inflazione | Ministero delle Finanze | Organizzazione Mondiale per il Commercio

 

A fronte della prima mossa della Banca centrale da luglio, i mercati sono ora in attesa delle reazioni del nuovo presidente. Dilma Rousseff ha dichiarato all'atto del suo insediamento di voler combattere «la peste dell'inflazione», sull'esempio del suo predecessore, Luiz Inacio Lula da Silva, ma nella coalizione che la sostiene sono pesanti le pressioni per una politica monetaria meno restrittiva. L'altra risposta che gli operatori economici e i mercati attendono dal governo è sulla politica fiscale. Un'azione decisa di contenimento della spesa pubblica, come la Rousseff ha promesso di voler attuare, ovvierebbe in parte alla necessità di ulteriori rialzi dei tassi, ma alle parole dovranno entro breve seguire i fatti. La maggior parte degli economisti brasiliani è convinta però che il governo attuerà tutt'al più una modesta restrizione sul lato della spesa, costringendo ancora una volta la Banca centrale a sobbarcarsi il grosso dell'onere della lotta all'inflazione.

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