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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 17:34.
La discesa in campo dei francesi di Lactalis per Parmalat fa suonare il campanello d'allarme sulla difesa dell'italianità dell'azienda. Il timore è che per l'azienda di Collecchio, risanata dalla cura di Enrico Bondi, dopo il crack dell'epoca Tanzi si profili un destino simile a quello di Bulgari, recentemente finita ai francesi di Lvmh.
Tremonti: governo in campo per difendere l'italianità delle aziende
In giornata c'è stato un incontro di mezz'ora, a Palazzo Chigi, prima del Consiglio dei Ministri, tra il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, con l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sabliere. Il governo italiano, questo il senso del messaggio trasmesso all'ambasciatore, è pronto a difendere le sue aziende strategiche da scalate da parte di società francesi. Dopo i casi Edison, Parmalat e Bulgari, che vedono una vivace dinamicità di soggetti francesi, l'Italia - questo sarebbe stato preannunciato - si sta «attrezzando» e visto che Parigi ha adottato misure protettive per le sue aziende, anche il governo di Roma potrebbe adottare provvedimenti simili.
Allo studio una legge anti-scalata
Il ministro dell'economia, Giulio Tremomnti, starebbe lavorando, per le imprese strategiche, ad un provvedimento "antiscalata" sul tipo della legge che il governo francese adottò per contrastare nel 2005 la scalata di Danone da parte della Pepsi. Lo stesso Tremonti, riporta il comunicato di Palazzo Chigi, ha svolto una relazione, in Consiglio dei Ministri, sulla normativa francese a tutela delle imprese strategiche, in vista di un prossimo provvedimento.
Marcegaglia: Non possiamo essere solo prede
L'arrivo in Italia di investitori stranieri non è un problema, ma l'importante è che le imprese italiane non siano soltanto preda. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parlando dell'ascesa della francese Lactalis nel capitale di Parmalat. «Se vogliamo - ha affermato - un sistema paese che abbia la capacità di attrarre investimenti, non dobbiamo stupirci se poi arrivano capitali stranieri. Il problema è non essere solo preda». «Non dobbiamo - ha spiegato la Marcegaglia al termine del tavolo sulle rinnovabili tra governo, banche e imprese - creare artificialmente campioni nazionali, ma puntare ad aumentare le dimensioni delle aziende e avere accesso ai capitali finanziari. Dobbiamo organizzarci meglio per avere aziende più forti e competitive, che si mettano insieme e abbiano a disposizione capitali».
I timori dei sindacati
Sul fronte sindacale è netta la chiusura ai francesi del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso secondo cui, la possibilità che Parmalat possa finire in mani francesi ci pone «di fronte a una seria disattenzione della politica industriale italiana. Da Bulgari a Parmalat, elementi di eccellenza della nostra attività produttiva, vengono vendute all'estero - sottolinea la Camusso - e, per questo, bisognerebbe avere un'idea di politica industriale di intervento e di finanziamento». Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario della Cisl Raffaele Bonanni per cui è importante «lavorare perchè ci siano imprenditori dell'alimentare italiano a prendere Parmalat». Arrivando al forum organizzato da Confcommercio a Cernobbio, il sindacalista ha detto di vedere «rischi per i lavoratori e per il Paese che perderebbe non una azienda qualsiasi, ma un'azienda che ha fatto l'immagine dell'Italia in molti mercati nell'alimentare nel mondo». Poi ha aggiunto: «Spero che tutti si diano da fare a partire dal governo su questa operazione».
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