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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 12:52.
Certo, le parole «...an extraordinary event, really creates a buying opportunity» («un evento eccezionale, crea veramente un'opportunità d'acquisto») saranno state estrapolate dal discorso. Certo, la premessa (non abbiamo motivo di dubitarlo...) sarà stata una mozione di sentimento che esprime vicinanza alla popolazione, alla gente che ha perso tutto, alle persone che, dopo lo tsunami, devono affrontare il pericolo nucleare. Tuttavia, non può non stupire e dare fastidio sentire Warren Buffett parlare in simili termini della Borsa di Tokyo.
Si sapeva: il crollo dei corsi azionari, subito dopo la catastrofe, si sarebbe prima o poi fermato, lasciando il posto al rimbalzo tecnico (dal terribile venerdì il Nikkei ha perso il 12%). È quello che in questi giorni sta parzialmente succedendo. Un segnale, seppure solo a livello finanziario, di ripresa. Quella ripresa, non solo economica, che tutti sperano possa coinvolgere i villaggi, le persone, le comunità distrutti dal terremoto e dall'acqua.
Un obiettivo, peraltro, cui la stessa strategia di Buffett può contribuire: invece di vendere, si acquista o si mantengono le posizioni; e questo può dar carburante per la rimonta. «Ci vorrà del tempo per la ricostruzione - ha detto Buffett- ma ciò non cambia il futuro economico di questa nazione. Se avessi azioni giapponesi certamente non le venderei adesso per quello che è successo dieci giorni fa». Tutto sensato, tutto "cinicamente" utile all'economia giapponese. E, tuttavia, se il denaro non dorme mai, forse sarebbe meglio si fermasse un momento, almeno nelle parole. Anche la forma, alle volte, conta. Di fronte alla tragedia, Mr Buffett, il Giappone non è mai «un'occasione d'acquisto».
Non ci sono solo azioni, titoli e obbligazioni. Ci sono anche le persone. Come quei 1.400 dipendenti, della fabbrica di Tungaloy (macchinari per la lavorazione del legno), al momento tutti evacuati per il rischio di contaminazione radioattiva. Un gruppo di proprietà della Iscar Metalworking che il fondo Berkshire ha acquistato (detiene l'80%) nel 2006 per quattro miliardi di dollari. Un impianto che Buffett-persona, naturalmente, non visiterà nel suo viaggio nel Far East. E che, invece, Buffett-investitore manterrà in portafoglio. Una strategia utile, ma non riconducibile alla «buy opportunity».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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