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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 17:34.

L'alternativa italiana a Lactalis per Parmalat prova a prendere forma. Venerdì mattina, 1 aprile, arriverà sul tavolo del consiglio d'amministrazione del gruppo di Collecchio una lettera che offrirà ai consiglieri la base per decidere sul rinvio dell'assemblea. Il documento, riferiscono più fonti all'agenza Ansa, è pronto e verrà spedito da un soggetto in rappresentanza di Intesa SanPaolo, Unicredit e Mediobanca. In particolare, nella missiva si afferma che è stata individuata un'alternativa di lungo periodo e di stampo italiano.
Le indiscrezioni sui nomi
Non si conoscono ancora i nomi di chi parteciperà alla cordata. Al momento sono stati esplicitati solo l'impegno di Intesa Sanpaolo e la disponibilità di Granarolo. Sul fronte finanziario si erano mostrati disponibili Giovanni Tamburi, Palladio e, secondo indiscrezioni, anche il fondo Equinox di Salvatore Mancuso. Della partita potrebbero essere anche Mediobanca e UniCredit ma, viene fatto notare, la «palla resta in mano a Intesa». Più traballante appare il fronte industriale: nessuna nuova indicazione, in particolare, da Ferrero, che resta ferma sull'interesse per un progetto industriale, italiano e di lungo periodo ma, secondo alcune voci, potrebbe avere raffreddato gli entusiasmi iniziali per la contrarietà al progetto del capostipite Michele Ferrero.
Messaggi distensivi da Lactalis
Alla vigilia del cda di Parmalat, che dovrà decidere sull'eventuale rinvio dell'assemblea degli azionisti, e nel giorno del via libera in consiglio dei ministri al decreto anti scalate, la francese Lactalis intanto lancia messaggi distensivi. L'azienda, protagonista della guerra per il controllo dell'azienda di Collecchio scrive in una nota di aver «sempre offerto la propria disponibilità a dialogare con altri azionisti interessati allo sviluppo industriale di Parmalat, nell'interesse dell'azienda e dei suoi collaboratori».
Nessuno spezzatino o delocalizzazione in programma
L'azienda francese dice anche di aver «sempre dichiarato l'intenzione di voler concorrere allo sviluppo di Parmalat nel quadro di un piano industriale di lungo termine che prevede l'integrità del gruppo così come oggi strutturato, nessuna delocalizzazione, la centralità della filiera agro-alimentare italiana, il rispetto del legame con il territorio e la valorizzazione delle competenze del management e di tutti i dipendenti».
Nessuna necessità di notifica preventiva all'Antitrust
Nel comunicato poi Lactalis sostiene che «il suo ingresso nel capitale di Parmalat (al 28,97%, ndr) non possa essere considerato come una acquisizione del controllo della Parmalat ai sensi del regolamento sul controllo delle concentrazioni, e che, pertanto, non vi sia la necessità di procedere ad una notifica preventiva». Sono due i commissari europei che si interessano al caso: il responsabile Antitrust Joaquin Almunia e il responsabile del mercato interno Michel Barnier. Se il regolamento europeo prevede la possibilità di una deroga per la notifica di una concentrazione di dimensione comunitaria, i casi in cui ciò é avvenuto sono molto pochi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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