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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 08:17.
di Morya Longo
«Intesa Sanpaolo, in merito a un possibile aumento di capitale, comunica che la posizione del gruppo sul tema verrà resa nota al mercato a valle della riunione del consiglio di gestione e di sorveglianza in calendario per il prossimo 5 aprile». Il linguaggio è burocratico, ma il senso del comunicato è fin troppo chiaro: Intesa Sanpaolo martedì prossimo annuncerà un aumento di capitale. La cifra nel comunicato non c'è, ma le indiscrezioni convergono tutte su un numero: 5 miliardi di euro. Il «se» è d'obbligo, dato che la decisione sarà presa martedì dopo un week end di lavoro.
Ma l'effetto di questa ricapitalizzazione è già ora calcolabile: il «Core Tier 1» di Intesa Sanpaolo, cioè il parametro chiave per capire se una banca è solida, salirebbe dall'attuale 7,9% al 9,5% circa. Insomma: al termine di questa operazione da 5 miliardi l'istituto guidato da Corrado Passera avrà una solidità patrimoniale degna di una banca d'interesse sistemico. Il problema, a quel punto, sarà per le altre banche rimaste indietro.
La decisione sull'operazione è ancora da prendere. Ma un orientamento su qualche dettaglio ci potrebbe già essere. Dietro le quinte, si sta per esempio lavorando per formare il consorzio di garanzia. Oltre a Banca Imi, che avrà il ruolo di capofila, alla partita dovrebbero prendere parte gruppi internazionali come Deutsche Bank, Morgan Stanley, Goldman Sachs e forse Ubs. Qualche indicazione di massima arriva inoltre sul possibile prezzo. L'aumento di capitale potrebbe prevedere uno sconto intorno al 25-30% del cosiddetto Terp, cioè il prezzo teorico delle azioni Intesa dopo lo stacco dei diritti. Fare il calcolo ai valori di Borsa di ieri sarebbe fuorviante (le azioni Intesa hanno chiuso a 2,11 euro dunque risulterebbe un prezzo intorno a 1,48 euro), perché la decisione sul prezzo verrà presa dal consiglio di gestione solo dopo l'assemblea straordinaria. L'assise verrà convocata solo martedì dai consigli di Intesa Sanpaolo. E, indicativamente, si dovrebbe tenere nella seconda settimana di maggio. Dunque il prezzo verrebbe deciso solo dopo, ai valori di Borsa di quel momento. Da sciogliere c'è poi il nodo delle azioni di risparmio, che per le nuove disposizioni Bankitalia non vengono più conteggiate nel «Core Tier 1»: verranno convertite in ordinarie? Oppure verranno aumentate anche loro?
Ma a parte i dettagli tecnici, sciolti e ancora da sciogliere, resta da rispondere a una domanda: perché Intesa Sanpaolo, che già aveva coefficienti di solidità patrimoniali adeguati e che aveva sempre smentito l'ipotesi di aumenti di capitale, sente la necessità di effettuare un'operazione del genere? Probabilmente, dopo le esortazioni al Forex del Governatore di Bankitalia Mario Draghi, intende spostare in alto l'asticella della sua solidità. Basilea 3 chiede di avere un «Core Tier 1» almeno al 7%. Il mercato pretende almeno l'8%. Per le banche grandi, quelle di interesse sistemico, potrebbe venire chiesto fino al 10%. Così, prima degli stress test e prima che a rafforzarsi siano gli istituti esteri, Intesa gioca d'anticipo. Come ha fatto Ubi. Il problema, a questo punto, riguarda le altre banche. Per esempio UniCredit: l'istituto di Piazza Cordusio ha già un «Core Tier 1» all'8,6%. Alto. Fino a une settimana fa perfetto. Ma se Intesa arrivasse al 9,5%, il mercato sarebbe portato a considerare il coefficiente di UniCredit non più così "perfetto". E il problema riguarda a catena un po' tutti gli istituti di credito: più si alza l'asticella dei coefficienti patrimoniali, più tutti i "concorrenti" dovranno saltare in alto.
LA PAROLA CHIAVE
Terp - Il Theoretical ex right price, o prezzo teorico ex diritto di un titolo, è il prezzo teorico di un'azione dopo lo stacco del diritto di opzione relativo a un aumento di capitale. Il medesimo concetto è applicato anche ai diritti di opzione per la sottoscrizione di obbligazioni convertibili.
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